Vigilanza in mano a ministero e Civit

Marcello Serra 6 Maggio 2013
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L’accesso civico costituisce uno strumento diffuso per controllare il rispetto degli obblighi di trasparenza. Il decreto trasparenza, tuttavia, punta anche su forme più tradizionali di controllo e vigilanza, distribuite principalmente tra il ministero della Pubblica amministrazione e la Civit (Commissione per la valutazione, integrità e trasparenza delle amministrazioni). Al ministero spetterà accompagnare le amministrazioni nell’attuazione degli obblighi di trasparenza. Molte amministrazioni potrebbero presentarsi impreparate all’appuntamento, anche per mancanza di risorse e competenze proprie. C’è poi il rischio che si proceda in ordine sparso, il che a ben vedere diminuirebbe la qualità dell’informazione resa ai cittadini, che si dovrebbero adattare ogni volta a uno schema di illustrazione differente. Il decreto 33 contiene già un primo modello di riferimento, subito applicabile. A regime, però, sarà il ministero a definire «criteri, modelli e schemi standard», misure organizzative e processi, oltre che ad assicurare il coordinamento informatico dei dati. Questi atti, che avranno la forma di decreti del Presidente della Repubblica, saranno vincolanti per tutte le amministrazioni pubbliche. Il “custode” della trasparenza sarà invece impersonato dalla Civit, che opera anche in qualità di Autorità nazionale anticorruzione. La Commissione vigilerà sull’esatto adempimento degli obblighi di pubblicazione, con poteri di ispezione, richiesta di informazioni, ordine e diffida. La stessa Civit controllerà i controllori in prima battuta delle amministrazioni, vale a dire i responsabili per la trasparenza. La Commissione potrà richiedere a tali soggetti il “rendiconto” sui risultati del controllo interno. A parte ordinare la pubblicazione delle informazioni nei casi in cui sia stata omessa, alla Civit spetterà segnalare gli inadempimenti agli uffici disciplina delle amministrazioni interessate, ai vertici politici e alla Corte dei conti. Potranno così scattare i procedimenti disciplinari, le conseguenze sulla carriera e, se del caso, la responsabilità contabile. La Civit dovrà anche rendere pubblici i propri provvedimenti, con il che i funzionari rischieranno di portare lo stigma delle loro omissioni. Si è detto che queste forme di controllo si integrano con l’accesso civico. In effetti, quest’ultimo rimedio rappresenterà a sua volta una forma di controllo sul controllore. Tanto più sarà esercitato, tanto più vorrà dire che non solo i controlli interni ma anche la vigilanza della Civit non è riuscita nel suo compito. E questo potrebbe fare davvero la differenza rispetto alle tante discipline rivolte all’amministrazioni che, pur costellate di sorveglianti pubblici, faticano tanto a essere applicate.

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