Ma la corruzione non si combatte così

Meglio puntare sulla formazione e il reclutamento del personale

Marcello Serra 26 Marzo 2013
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Un approccio burocratico alla lotta alla corruzione e alla prevenzione degli illeciti amministrativi, basato sugli adempimenti, è il rischio che in una materia tanto delicata e frequentemente richiamata a tutti i livelli non si deve correre. Le leggi in questo ambito sono necessarie, ma devono essere idonee a produrre cambiamenti e ad incidere sui fenomeni reali dei quali occorre avere puntuale conoscenza.
La nomina di un responsabile per la prevenzione della corruzione e la predisposizione di un piano possono essere strumenti potenzialmente idonei, ma immaginiamo che possano avere un effetto in termini di deresponsabilizzazione, ritenendo assolto il compito di un’amministrazione una volta adottate tali misure. Al contempo, la leva più importante, quella della formazione, rischia di rivelarsi un’arma senza munizioni, se non si esclude l’attività formativa prevista dalla legge 190/2012 dai tetti di spesa previsti dall’art. 6 del DL 78/2010, così affrontando il problema grave del monopolio delle competenze tecniche (in materia di ICT, di appalti, fondi comunitari), quasi sempre determinante nel favorire la corruzione nei settori a rischio.L’individuazione dei settori a rischio è un momento di analisi importante ed utile, in quanto consente di riflettere sulle aree di crisi e le inefficienze gestionali che all’interno delle pubbliche amministrazioni favoriscono l’affermarsi di fenomeni illeciti.Seguendo i modelli e le linee guida dell’Ocse e degli altri organismi internazionali e ancor più partendo dai casi di corruzione censiti, è facile comprendere come certe soluzioni legislative siano inutili e che spesso le soluzioni più efficaci hanno un taglio gestionale e come tale richiedono altri strumenti.Un fenomeno sul quale poco si riflette è quello del monopolio delle competenze tecniche, determinanti nei settori a rischio (acquisti, ispezioni, gare, autorizzazioni, et), che spesso portano a giustificare la permanenza prolungata in un determinato settore o addirittura il trattenimento in servizio (oggi ostacolato solo da motivi finanziari) di alcuni dipendenti.La formazione sulle competenze tecniche e infungibili e ancor più il reclutamento possono invece superare tale fragilità e debolezza gestionale, che impedisce poi di fatto di applicare misure importanti come la rotazione degli incarichi oppure i controlli di secondo livello sulle procedure a rischio corruzione. Per questo servono delle deroghe di finanza pubblica sulla spesa per la formazione e sull’assunzione di personale con riferimento alle figure tecniche infungibili, riducendo i monopoli di competenze.
Chi ha lavorato nelle pubbliche amministrazioni sa come siano poche le persone che all’interno di un’amministrazione sanno scrivere un capitolato di gara, esaminare delle offerte in una commissione di gara o gestire e spendere i fondi comunitari o effettuare verifiche tecniche di natura ispettiva.
In questa direzione, obbligare alla gestione unificata di alcuni servizi, così come alle stazioni uniche appaltanti costituisce una modalità efficace per prevenire la corruzione, anche per far fronte alla mancanza di competenze tecniche.Altro tema non affrontato dall’attuale legge è quello della corruzione della politica, che potrebbe essere fronteggiato, ad esempio, sottoponendo chi ricopre cariche pubbliche a controlli fiscali.
Non si tratta tanto di pubblicare e rendere noti i redditi, immaginando che le tangenti o le ricompense illecite non vengano dichiarate, ma di introdurre controlli sulla capacità di spesa attraverso strumenti simili al redditometro.
Pressoché inutile, invece, come avviene oggi, raccogliere le dichiarazioni dei redditi dei vertici politici ed amministrativi.La corruzione si alimenta oggi purtroppo delle debolezze e dell’inefficienza delle pubbliche amministrazioni.
Le misure più efficaci purtroppo non possono essere adottate se non, come afferma l’art. 2 della legge 190/2012, ad invarianza di spesa.
La semplificazione dei livelli amministrativi di governo, così come la semplificazione legislativa e amministrativa, contribuirebbero infine a rendere il quadro delle scelte gestionali più certo e trasparente.Meno norme ma più efficaci aiutano la semplificazione e possono contribuire seriamente a contrastare la corruzione.

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