Dirigenti pubblici, approvata la stretta sull’incompatibilità

Via libera alla riforma delle Scuole di formazione Blocco contratti rinviato STOP SE CONDANNATI E SE IN CONFLITTO CON PARENTI E AFFINI PATRONI GRIFFI: «SPARTIACQUE ANTICORRUZIONE»

Marcello Serra 22 Marzo 2013
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L’ultimo tassello del pacchetto anti-corruzione voluto dal ministro della Funzione pubblica Filippo Patroni Griffi,è stato approvato ieri dal consiglio dei ministri.
Si tratta del decreto legislativo sulla incompatibilità e inconferibilità degli incarichi per i dirigenti pubblici che disciplina con regole strette il possibile conflitto d’interesse per chi lavora nella macchina pubblica.
Dopo il Codice di condotta varato una quindicina di giorni fa e dopo le norme sulla trasparenza di metà febbraio, si chiude il cerchio: stop agli incarichi in caso di condanna penale (anche non definitiva) per reati contro la pubblica amministrazione; stop a chi arriva da società private o è sposato o a relazioni di parentela o di affinità fino al secondo grado con persone che rivestano incarichi di presidente o amministratore delegato.
Stop infine al doppio o triplo incarico e alla sommatoria di cariche in organi politici e ruoli digrigenziali pubblici.
LA VIGILANZA Se si verifica che l’incarico ad un top manager è «inconferibile», l’atto con il quale è stato nominato e il suo contratto sono nulli, gli incarichi decadono e il responsabile del piano anticorruzione individuato in ogni amministrazione dovrà segnalare i casi all’Autorità nazionale anticorruzione, all’Antitrust e alla Corte dei conti.
Chi conferisce incarichi nulli è responsabile per le conseguenze economiche e per tre mesi non può conferire altri incarichi.
Al loro posto interviene la Presidenza del Consiglio (per i ministeri) e un commissario ad acta nominato dall’Interno, per gli enti locali.
«Con questo decreto – ha commentato Patroni Griffi – il Governo ha esercitato l’ultima delega prevista dalla legge anticorruzione e segna uno spartiacque importante nella lotta alla corruzione».
SCUOLE E BLOCCO Il governo ha anche dato il via libera al Dpr che riconduce nel «sistema unico» le attuali sei scuole di formazione per i dipendenti pubblici e accorpa le nuove regole per i corsi-concorso riservati a funzionari e dirigenti.
La Scuola superiore della P.A. diventa Scuola nazionale dell’amministrazione insieme all’Istituto diplomatico Mario Toscano, alla Scuola superiore Economia e Finanze, alla Scuola superiore dell’Interno, alla Scuola del personale civile della Difesa e alla Scuola superiore di statistica.
Sarà un Comitato di coordinamento, presieduto dal premier a coordinare e a pianificare l’attività.
Da qui saranno reclutati almeno la metà dei funzionari e dirigenti di cui l’amministrazione avrà bisogno.
Infine il blocco della contrattazione nella P.A.: l’estensione al 2014 è stata avviata ma sarà il nuovo governo a farsene carico o a trovare le risorse per corprire i rinnovi contrattuali (non meno di 6 miliardi).

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