Giarda insiste: via le Province

Rapporto spending review. Il ministro: combattere le inefficienze è possibile, margini di risparmio ridotti sugli incentivi alle imprese

Marcello Serra 20 Marzo 2013
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Nella pubblica amministrazione «affrontare i fattori di inefficienza non è impossibile». Ad esserne convinto è il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda. Che nel suo ultimo rapporto sulla revisione della spesa indica, pur senza voler fornire proposte operative, la strada al prossimo governo per dare maggiore spinta al processo di spending review: far scattare subito i tagli delle province; riqualificare la spesa per investimenti con un processo decisionale di «elevata qualità» (programmazione, valutazione e tempi di realizzazione delle opere pubbliche); ricalibrare, soprattutto a livello territoriale, la spesa per la sicurezza. Su quest’ultimo fronte il rapporto segnala che l’andamento della spesa per alcuni aspetti «non trova spiegazione statistica». Un carabiniere del Molise, ad esempio, costa il triplo di uno della Lombardia. I margini per aggredire gli sprechi, insomma, restano ampi, ma non per quel che riguarda la revisione degli incentivi alle imprese. Il rapporto fa anzitutto presente che su questo versante la spesa risulta in calo da diversi anni. E poi sottolinea che, con l’adozione del piano Giavazzi, risultano eliminabili per il 2012 (ma con valenza 2014) trasferimenti per 4,7 miliardi con importi inferiori ai valori di cassa misurati nel 2011. Ma essendo questi trasferimenti in gran parte impegnati, il risparmio si ridurrebbe, almeno nel biennio 2013-2014, a poco più di 1 miliardo (589 milioni nel 2013 e i 572 milioni nel 2014). Giarda fa anche presente che i nuovi interventi di spending review resteranno comunque condizionati da due fattori: la spesa per il debito e quella per le pensioni. Una spesa, quest’ultima, che continuerà a crescere, seppure a ritmo contenuto, nonostante gli effetti della riforma Fornero. Il rapporto, di cui fanno parte 13 lavori curati dallo stesso ministro e da altri tecnici che spaziano dalle spese per le province a quelle dell’Arma dei Carabinieri, della Polizia e del ministero dell’Interno, parte dall’andamento delle uscite. Tra il 2008 e il 2012 la spesa totale al netto degli interessi in termini reali si è ridotta del 3,8%, la spesa per consumi pubblici del 7,7% e la spesa in conto capitale del 24,7%. Nello stesso periodo il blocco del turn over ha prodotto una riduzione delle retribuzioni reali dei dipendenti pubblici del 5 per cento. Giarda conferma che con la riforma delle province il risparmio potenziale ottenibile è pari a circa 370,5 milioni, ma includendo anche gli enti con più di 2 milioni di abitanti il risparmio può arrivare a 535 milioni, come già stimato nei mesi scorsi. Il rapporto presenta un nuovo mini-dossier sulle province, in aggiunta a quello divulgato alla fine del 2012, nel quale si evidenziano gli effetti positivi di un’accelerazione della riforma. Una grande fetta del rapporto è assorbita dall’andamento delle uscite collegate al capitolo sicurezza, che a livello territoriale presenta aspetti non facilmente decodificabili. Come quello della spesa pro-capite per i servizi forniti dalle forze di polizia che passa dai 25,5 euro della provincia di Bergamo ai 358 euro della Provincia di Isernia. Per non parlare delle anomalie nella spesa per la locazioni degli immobili: «È il caso si legge nel rapporto del comando della Polizia stradale di Crotone che registra una spesa per addetto di 44.961 euro mentre la media nazionale è di 2.547 euro». Nel dossier si sottolinea poi che «occorrerebbe giustificare la rilevazione di voci di spesa in assenza di personale organico ed effettivo: è questo il caso si osserva della Polizia di frontiera, che registra spese per immobili e personale in comandi in cui non figurano agenti» riconducibili a questa struttura (Massa, Lecce, Cosenza, Oristano, Ravenna, Parma).

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