Supera 300.000 euro il tetto agli stipendi dei manager pubblici

L’AUMENTO LEGATO ALLA SENTENZA DELLA CONSULTA CHE HA DICHIARATO ILLEGITTIMO IL TAGLIO DEL 5-10%

Marcello Serra 1 Febbraio 2013
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È destinato ad aumentare lo stipendio dei top-manager pubblici. Aumenta infatti del 3,1%, che corrisponde grosso modo all’inflazione media del 2012, lo stipendio del primo presidente della Corte di Cassazione, parametro al quale è agganciato il tetto alla retribuzione dei top-manager della pubblica amministrazione, introdotto dal decreto Salva-Italia a fine 2011. L’adeguamento è stato deciso dal ministero della Giustizia che lo ha comunicato sia alla Funzione Pubblica che al ministero dell’Economia. Il nuovo livello retributivo per il primo magistrato ammonta dunque a 302.937,12 euro per il 2012 e da qui discenderà il possibile adeguamento degli stipendi dei super-dirigenti per l’anno in corso. In questa platea cono compresi i presidenti degli enti pubblici come l’Inps, i direttori generali dei ministeri e tutti i membri delle Autorità indipendenti, dalla Consob all’Antitrust, dalle Comunicazioni all’Energia e via discorrendo. Ma perché il ministero della Giustizia ha deciso di aumentare la retribuzione di riferimento per tutti i top manager della Pubblica amministrazione? L’origine va ricercata, affermano fonti ministeriali, nella sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittimo il contributo di solidarietà, pari al 5% per la parte dello stipendio eccedente i 95.000 euro e al 10% sopra i 150.000 euro, chiesto ai dirigenti dalla manovra finanziaria dell’agosto 2011. In base a quella decisione, il trattamento del primo presidente di Cassazione venne fissato a 293.658 euro nel 2011 e utilizzato come parametro per il tetto alle retribuzioni nel 2012. L’illegittimità, ha poi spiegato la Consulta, è dovuta al fatto che la riduzione dello stipendio non operava nei confronti di tutti i dipendenti, ma solo di una categoria sebbene fosse quella più avvantaggiata economicamente. In seguito a quella sentenza, arrivata verso la fine dello scorso anno si è perciò reso necessario ripristinare il valore delle retribuzioni. E quindi risalire ai 302.937,12 euro attuali. La decisione non ha comunque mancato di suscitare reazioni polemiche visto che per i dipendenti pubblici vale il blocco totale delle retribuzioni dal 2010 e che il blocco è stato prorogato anche per tutto il 2013. La Federconsumatori lo ha definito «una vergogna» e il segretario generale del Pubblico impiego Cisl, Giovanni Faverin, lo giudica «scandaloso». Tuttavia, è bene ricordare che il tetto per le retribuzioni dei dirigenti introdotto dal governo Monti, non riguarda lo stipendio ma l’insieme della retribuzione incluse indennità, voci accessorie e incarichi anche nei confronti di altre amministrazioni diverse da quella di competenza. Proprio per questa ragione fino a poco tempo fa, si rivelò difficile applicarlo elo stesso ministro Filippo Patroni Griffi, a settembre, dichiarò che 18 manager risultavano ancora al di sopra del tetto. Da gennaio però, i due decreti sulla trasparenza (anticorruzione) approvati dal governo e in corso di registrazione alla Corte dei Conti, hanno ulteriormente ristretto il cerchio intorno alla retribuzioni dei manager, obbligandoli a pubblicare tutti gli incarichi e non solo quello principale. Ciò consentirà di conoscere (o almeno questa è l’aspettativa) l’esatta consistenza della retribuzione complessiva. Chiunque potrà non solo verificarlo ma anche chiederne conto in caso di sforamento.

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