E, soprattutto, armonizzazione della riforma Fornero sul lavoro con quella del pubblico impiego entro la fine del’anno.
Su queste coordinate, in parte tracciate dalla prima fase di spending review, dovrà essere orientata la partita sul pubblico impiego.
Che è già considerata una delle più delicate d’autunno.
Anche se il ministro della Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi, continua a garantire che non sarà alcun intervento invasivo.
Ma la riorganizzazione degli statali resta un punto fermo anche nell’agenda del governo, che è stata stilata venerdì dal premier Mario Monti, alla fine di un lungo Consiglio dei ministri.
E i sindacati sono in allarme.
«Nell’agenda sulla crescita c’è un’ulteriore stretta sugli statali che non comprendiamo bene», afferma il leader della Cisl, Raffaele Bonanni.
Che aggiunge: l’armonizzazione della riforma del mercato del lavoro privato con quella del lavoro pubblico, ribadita dal Consiglio dei ministri di venerdì, «va chiarita fino in fondo nel confronto tra governo e sindacati».
La tensione, insomma, sale.
Fp-Cgil, Uil-Fpl, Uil-Pa e Ugl hanno già indetto per il 28 settembre lo sciopero generale nel pubblico impiego (al quale non aderisce la Cisl) contro le misure contenute nella prima spending review. Che, tra l’altro, prevedono la riduzione degli organici (-20% per i dirigenti e -10% per gli altri dipendenti) con la creazione, secondo le stime del governo, di 24mila esuberi. Ma secondo la Cgil il numero degli esuberi sarà sensibilmente superiore.
In ogni caso il governo conta di attuare rapidamente la prevista riduzione del personale e di renderla il più possibile stringente.
Non solo: nell’ambito della “fase 2” della spending review che l’Esecutivo dovrebbe far scattare a fine settembre parallelamente alla legge di stabilità potrebbero essere previste nuove misure.
Lo stesso piano per la crescita ricorda che la priorità è rendere la Pa più snella ed efficiente anche attraverso la riduzione degli uffici e del personale.
Un intervento, quello sui dipendenti pubblici, che non si dovrebbe limitare alla rapida attuazione degli strumenti già previsti con la prima fase di revisione della spesa pubblica: nell’Agenda di Monti si indica tra le azioni in programma l’armonizzazione della riforma Fornero sul lavoro con quella sul pubblico impiego.
Anche in questo caso Patroni Griffi ha fornito garanzie ai sindacati.
Che però non sembrano affatto rassicurati.
L’attuazione anche nel pubblico della riforma Fornero ha già provocato alcune frizioni tra lo stesso ministro, favorevole a una vera estensione agli statali delle nuove regole, e Patroni Griffi.
I sindacati, da parte loro, chiedono al governo di proseguire il confronto sul merito della riforma.
Quello che appare già certo è che l’esecutivo cercherà di spingere l’acceleratore sulla mobilità.
Che è uno dei due strumenti già previsti per gestire gli esuberi derivanti dal processo di riorganizzazione della Pa previsto dalla prima spending review e destinato a proseguire con la “fase 2”.
L’altro strumento è rappresentato dai prepensionamenti, resi possibili dalla deroga alla riforma Fornero sulle pensioni.
Tra le «azioni in programma» del piano per la crescita c’è anche lo sviluppo dei sistemi di valutazione delle performance del personale, già introdotti dalla riforma Brunetta, con l’obiettivo di gestire in modo efficiente le risorse assegnate e premiare il merito.
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