Poco più di quattro miliardi di tagli per quest’anno, almeno il doppio per il successivo. Il decreto di revisione della spesa pubblica nonostante l’opposizione dei sindacati, le perplessità delle autonomie locali e le resistenze di alcuni ministri mantiene l’impostazione robusta che era stata definita nei giorni scorsi. Il governo ha precisato che sarà separata, per confluire in un successivo decreto, la parte che riguarda il riassetto istituzionale, con la riduzione delle Province e la nascita delle città metropolitane. Nella struttura del primo provvedimento convivono la volontà di rivedere in modo strutturale i meccanismi di spesa, e la necessità di assicurare risparmi certi, in modo da evitare l’aumento dell’Iva da ottobre e quanto meno di dimezzarlo (da due punti a uno) dal gennaio 2013. Il nuovo approccio riguarda in particolare gli acquisti di beni e servizi e la gestione degli immobili pubblici. Enrico Bondi, presente agli incontri di ieri, ha indicato quale criterio generale l’individuazione di un livello mediano e virtuoso al quali tutti dovrebbero adeguarsi, con possibili risparmi tra il 25 e il 60 per cento. Acquisti. I contratti che non passano per il canale Consip saranno nulli e costituiranno illecito disciplinare e causa di responsabilità amministrativa. Anche le amministrazioni locali dovranno servirsi della Consip in particolare per quanto riguarda energia elettrica, gas, carburanti, telefonia. Le amministrazioni pubbliche avranno la possibilità di recedere dai contratti in essere, anche se validamente stipulati nel caso in cui le condizioni delle convenzioni Consip fissate successivamente risultino migliori di quelle in vigore, e l’appaltatore non accetti di rivedere in conseguenza la propria offerta. Immobili. Per ottenere risparmi negli edifici in cui la pubblica amministrazione è in affitto, gli adeguamenti delle locazioni all’inflazione saranno bloccati per gli anni 2012, 2013 e 2014. I canoni in scadenza al primo gennaio 2013 saranno rinegoziati con l’obiettivo di ottenere una riduzione di almeno il 15 per cento rispetto ai valori di mercato. Vengono fissati per legge alcuni standard quantitativi in materia di utilizzo degli spazi: 12-20 metri quadrati per dipendente per gli uffici di nuova costruzione o che comunque abbiano la possibilità di essere riadattati in modo flessibile all’interno, 20-25 metri quadrati per quegli immobili (prevalentemente storici) in cui le possibilità di cambiare la distribuzione degli spazi sia più limitata. Pubblico impiego. Gli organici della pubblica amministrazione, compresi gli enti locali e la sanità dovranno essere ridotti del 20 per cento per quanto riguarda i dirigenti e del 10 per gli alti. Sarà comunque un processo graduale: i dipendenti in soprannumero potranno accedere alla pensione con le regole precedenti alla riforma Fornero, in caso di maturazione dei requisiti entro il 2013 (ma la liquidazione sarà versata più tardi), inoltre gli esuberi potranno essere compensati con i futuri prevedibili pensionamenti: per coloro che non potranno essere riassorbiti con queste modalità scatterà la messa in mobilità: stipendio all’80 per cento e potenziale interruzione del rapporto di lavoro dopo due anni. Sulle assunzioni, viene generalizzato per tre anni il vincolo del 20 per cento sulla sostituzione dei dipendenti in uscita. Ferie statali . Le ferie dei dipendenti pubblici dovranno essere obbligatoriamente fruite, senza possibilità di compensi sostitutivi. Inoltre gli uffici pubblici, escluse le strutture che garantiscono servizi essenziali, dovranno tendenzialmente restare chiusi nella settimana di Ferragosto e in quella tra Natale e Capodanno. Buoni pasto. Per le amministrazioni pubbliche è stabilito dal primo ottobre un tetto massimo di 7 euro. Auto blu. Dal 2013 l’ammontare complessivo della spesa per acquisto, manutenzione, noleggio, esercizio delle vetture, nonché per i buoni taxi, non potrà superare il 50 per cento di quella sostenuta nel 2011. Il taglio è dunque della metà. Consulenze. Dovrebbero essere tagliate del 50 per cento rispetto alla spesa del 2009. Viene posto anche un limite specifico: non potranno essere assegnati incarichi ad ex dipendenti che nell’ultimo anno di servizio si siano occupati di materie connesse. Società pubbliche. Per le società non quotate a totale partecipazione pubblica è previsto che i consigli di amministrazione siano composti da non più di tre membri, di cui due rappresentanti dell’amministrazione che detiene la partecipazione e un presidente-amministratore delegato. Inoltre per le stesse società saranno applicati i limiti alle assunzioni in vigore per le amministrazioni e gli stipendi saranno congelati al livello 2011. Verranno poi messe in liquidazione, oppure dovranno essere vendute, le società in house degli enti locali che si occupano solo di fornire servizi alla pubblica amministrazione. Sanità. Il taglio dei Fondo sanitario nazionale è di un miliardo quest’anno e di due dal 2013. Per i farmaci che passano per il servizio sanitario nazionale viene aumentata l’incidenza dello sconto a carico delle farmacie convenzionate: passerà al 3,65. Aumenta anche, balzando al 6,5 per cento, l’importo che le stesse farmacie devono corrispondere alle Regioni. Viene poi ridotto il tetto alla spesa farmaceutica, ossia l’onere a carico del servizio sanitario nazionale per l’assistenza farmaceutica territoriale, rispetto al complessivo finanziamento statale: è al 14 per cento, dovrà scendere al 13,1 per il 2012 e all’11,5 a partire dall’anno successivo. Negli ospedali, l’incidenza dei posti letto per mille abitanti dovrebbe scendere da 4,2 al 3,7, con conseguente taglio di circa 30 mila unità. Sul fronte degli acquisti, è prevista una riduzione del 5 per cento dei contratti in essere per la fornitura di beni e servizi. Enti locali. I tagli previsti per Regioni, Comuni e Province sono di 2,2 miliardi nel 2012 e di 5 miliardi nel 2013.
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