La Confsal-Unsa e i lavoratori dei ministeri sono scesi in piazza sabato 23 giugno a Roma per protestare contro l’insieme delle misure che colpiscono pesantemente i dipendenti pubblici. Alcune sono già in atto, come il blocco dei contratti scaduti il 31 dicembre 2009, altre sono state prese in considerazione dall’attuale governo all’interno della spending review: si va dal taglio degli stipendi alla sospensione delle tredicesime per tre anni, alla cassa integrazione con uno stipendio pari al 50% o 80%, a seconda delle ipotesi considerate dai tecnici della Ragioneria generale dello Stato.
Più di mille lavoratori sono arrivati in pullman dalla Calabria, dalla Puglia, dalla Toscana, dalla Campania, dall’Emilia-Romagna e dalla Lombardia.
Riuniti sotto il titolo della manifestazione, Rabbia e orgoglio dei dipendenti pubblici, hanno affermato la loro esasperazione dinanzi a una condizione economica insostenibile, con una progressiva riduzione del potere d’acquisto degli stipendi medi, che oggi oscillano dai 1.200 ai 1.400 euro mensili.
Ma hanno anche rivendicato la dignità di un lavoro pubblico troppo spesso additato da tecnici, politici, fantomatici esperti e mass media come causa di tutti i mali del sistema paese.
La Confsal-Unsa ha sempre creduto alla necessità di migliorare l’efficienza e lo standard dei servizi offerti dalla pubblica amministrazione ai cittadini e alle imprese, ma ha sempre affermato che l’obiettivo può essere raggiunto attraverso il coinvolgimento dei lavoratori con la concertazione, il risparmio sulle poltrone e sugli enti inutili e la rimodulazione della spesa pubblica.
«È inaccettabile», afferma Massimo Battaglia, segretario generale Confsal-Unsa, «che si pensi ad altre misure negative contro i lavoratori che hanno stipendi medio-bassi, mentre si spende la cifra vergognosa di 3,5 milioni di euro l’anno per la pulizia degli alloggi riservati a 44 ufficiali di vertice del ministero della Difesa».
«Con la manifestazione del 23 giugno», dichiara Battaglia, «parte la ‘spending-review al contrario’ della Confsal-Unsa. Ci ripromettiamo di rendere note, amministrazione per amministrazione, tutte le spese insensate che affossano il bilancio pubblico e che, risparmiate, potrebbero essere reinserite in un circolo virtuoso a miglioramento della pubblica amministrazione».
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