Tagli agli statali, rischio di nuovi esodati

Braccio di ferro tra Funzione pubblica ed Economia sugli esuberi

Marcello Serra 22 Giugno 2012
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Tagli agli statali, c’è il rischio di fare il bis degli esodati nel privato.
A pochi giorni dal consiglio dei ministri che dovrebbe approvare il decreto legge sui tagli agli organici degli travet (10% dei dipendenti e 20% dei dirigenti), non si trova la quadra sul destino del personale che andrà in esubero.
Secondo le indiscrezioni che trapelano, il dicastero dell’Economia non vuole aprire a pensioni anticipate con 40 anni di contributi, come chiede la Funzione pubblica, perché salterebbero i risparmi conseguiti con la riforma Fornero nel settore pubblico.
E il dicastero guidato da Filippo Patroni Griffi invece è restio ad accettare il meccanismo della mobilità previsto dalla riforma Brunetta che poi prefigura il licenziamento.
Insomma, c’è il rischio di replicare nel settore pubblico il caso degli esodati del privato: niente lavoro e niente pensione.
Con tutta la polveriera di contestazioni che ha caratterizzato finora la gestione del dossier da parte del ministro del lavoro Elsa Fornero.
Il governo, e in particolare il premier, nonché ministro dell’economia, Mario Monti, pare comunque deciso a portare il provvedimento al consiglio dei ministri di mercoledì prossimo, in modo da presentarsi al consiglio europeo del 28 giugno forte del via libera definitivo alla riforma del lavoro e del sì del governo al decreto legge sul taglio agli statali.
Il taglio in ballo è del 10% dei dipendenti e del 20% dei dirigenti di ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici non economici.
Un taglio che in parte sarà bilanciato dal fatto che molti posti sono vuoti.
Per i posti vivi invece, ovvero occupati, il destino di chi li occupa è tutto da decidere.
Accedere a pensionamenti anticipati rispetto ai nuovi standard della riforma Fornero sarebbe la soluzione più semplice, magari rispristinando il pensionamento con 40 anni di contributi, ma annullerebbe i vantaggi economici.
Per evitare la messa in mobilità nuda e cruda, che dopo due anni con l’80% di stipendio comporta il licenziamento del lavoratore, si sta studiando la dichiarazione di «esubero funzionale»: consentirebbe di prolungare l’attesa di una nuova sede per un anno e mezzo, per poi passare alla mobilità vera e propria con licenziamento finale.

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