Fornero rilancia: parificare dipendenti pubblici e privati

Squinzi: riforma del lavoro non accettabile, spero si cambi

Marcello Serra 5 Giugno 2012
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Nuovo scambio di dichiarazioni a distanza sul pubblico impiego e le sue regole tra il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, e il collega della Pubblica amministrazione e la Semplificazione, Filippo Patroni Griffi. Ad aprire il confronto è stato quest’ultimo, che ieri ha ribadito come il disegno di legge delega messo a punto per armonizzare il pubblico impiego ai nuovi «principi e criteri» introdotti dalla riforma Fornero «non conterrà una disposizione specifica sui licenziamenti disciplinari dei dipendenti pubblici, ma si rimetterà al Parlamento».
A distanza di qualche ora, da Torino, le considerazioni di Elsa Fornero. «Tenuto conto delle specificità del pubblico impiego auspico parità di trattamento tra i lavoratori del settore privato e quelli del settore pubblico» dice in prima battuta. E poi aggiunge: «Nei giorni scorsi avevo già espresso questo auspicio e credo che debba essere preso in considerazione. Io sono anche ministro delle Pari opportunità, che non riguarda solo uomini e donne, ma anche lavoratori pubblici e privati, lavoratori immigrati e nativi. C’è un concetto più ampio e mi parrebbe in contrasto con il mio mandato se dicessi che le cose dovrebbero andare diversamente». Ma non si dica, ha concluso Fornero, «che io voglia la libertà di licenziare i lavoratori del pubblico impiego». Patroni Griffi in mattinata aveva anche ribadito che la delega è pronta e che con Fornero non c’è alcun contrasto. E a dimostrare che proprio uno «scontro» tra i due ministri è inutile cercarlo è arrivata anche la nota congiunta, diffusa in serata: «Il primo obiettivo della delega che presto sarà discussa dal Consiglio dei ministri è migliorare la Pa. Il secondo è renderla più efficiente. Il terzo è aumentare la sua produttività. Il quarto è fare in modo che sia più trasparente. I licenziamenti sono una sanzione e possono essere un deterrente. Dunque sono uno strumento, non l’unico. L’importante è che ci sia una Pubblica amministrazione al servizio dei cittadini e di un sistema economico inclusivo».
Caso chiuso? Solo nei prossimi giorni si saprà se il Ddl verrà finalmente approvato o meno dal Consiglio dei ministri. Si tratta, come anticipato sul Sole 24 Ore del 23 maggio, di sette articoli in tutto e del rimando a decreti legislativi da adottare entro nove mesi dall’entrata in vigore della legge per completare un percorso di privatizzazione del lavoro pubblico introdotto all’inizio degli anni Novanta e correggere alcuni aspetti della riforma Brunetta che non hanno superato la prova dell’attuazione.
Sul problema specifico dei licenziamenti nella Pa, ancora, il ministro ha rispiegato quali sarebbero gli aspetti ancora da dirimere: «Se si prevede la responsabilità del dirigente nel pagare l’eventuale indennizzo (per licenziamento ingiusto, ndr) non avremo più un licenziamento. Se non si prevede la responsabilità del dirigente, a quel punto paga Pantalone e quindi va a carico della collettività il costo dell’indennizzo. Uscire da questa situazione è complicato – ha concluso – e bisogna trovare un equilibrio».
Ieri sulla riforma del mercato del lavoro (privato) è tornato invece con forza il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi. «Quello che si é visto fino a ora é abbastanza deludente» ha spiegato a Firenze, dove ha partecipato all’assemblea annuale di Confindustria Firenze. «Si è messo mano alla riforma in modo che non possiamo accettare perché la riforma ha tolto molta flessibilità in entrata senza darci grossi cambiamenti sulla flessibilità in uscita – ha sottolineato Squinzi –. Mi auguro che, nel passaggio tra i due rami del Parlamento, sia modificata e resa più vicina alle esigenze delle imprese».

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