I tecnici stanno già lavorando. L’obiettivo è quello di controbilanciare un fardello che arriva a 13 miliardi di euro. Si tratta, in sostanza, del peso che il nuovo super Inps ha ereditato dall’Inpdap. Quest’ultimo, ormai ex Istituto nazionale di previdenza per i dipendenti dell’amministrazione pubblica, nel 2012 viaggia verso un disavanzo di 13 miliardi e 281 milioni. E va da sé che tale squilibrio si ripercuoterà dritto sull’Inps, ovvero sull’istituto di previdenza guidato da Antonio Mastrapasqua che perfezionerà nei prossimi mesi l’accorpamento dell’Inpdap stesso e dell’Enpals (così come stabilito dal decreto salva Italia di Mario Monti). Per questo ci si sta muovendo alacremente, in sede tecnica, per cercare di capire come far fronte a questa non piacevole eredità. Le proposte non mancano. C’è chi ipotizza di destinare all’Inps il gettito derivante dall’Irap pagata dalle pubbliche amministrazioni, in pratica una partita di giro per lo stato, e c’è chi pensa di poter aprire anche all’Inps la strada della previdenza complementare, opzione che naturalmente consentirebbe al super ente di far affidamento su entrate aggiuntive. Insomma, l’integrazione in corso ha messo in evidenza alcuni ostacoli. Ne è consapevole lo stesso Mastrapasqua, che nei giorni scorsi ha snocciolato alcuni numero in parlamento. Le tabelle, del resto, sono chiare. Le proiezioni, per l’anno 2012, parlano di un risultato economico pari a -370 milioni per l’Inps, -13 miliardi e 281 milioni per l’Inpdap e +230 milioni per l’Enpals. Se si consolida il tutto, si vede come il super Inps affronta l’anno in corso con la prospettiva di un risultato economico di esercizio negativo per 13 miliardi e 421 milioni. Non scevra di qualche palpitazione è anche la proiezione consolidata del patrimonio del super Inps per l’anno 2012. Si parte con un patrimonio netto Inps di 40 miliardi e 286 milioni di euro, di un patrimonio Inpdap negativo per 24 miliardi e 477 milioni e di un patrimonio Enpals di 3 miliardi e 235 milioni. Il totale in capo al nuovo ente, sempre secondo le tabelle in mano ai tecnici, è di 19 miliardi e 44 milioni, nettamente e drasticamente eroso dalla situazione patrimoniale dell’Inpdap. Ma come ha fatto l’ex istituto dei dipendenti pubblici a ridursi in questo stato? La spiegazione ha diverse ramificazioni. Ci sono stati i vari blocchi del turn over, che hanno comportato una riduzione della platea dei lavoratori iscritti. È intervenuto, negli anni, un aumento dei pensionamenti. E poi, in tempo di crisi, molti iscritti hanno fatto riferimento all’Inpdap per ottenere mutui e prestiti che hanno incisivamente incrementato le uscite. Senza contare che spesso le amministrazioni hanno versato i contributi in ritardo. Ma tant’è, adesso si lavora a un piano che permetta di tamponare lo squilibrio. Le idee iniziano a circolare. Una di queste, per esempio, è stata elaborata da Giuseppe Vitaletti, ordinario di scienza delle finanze, già presidente dell’Alta commissione sul federalismo fiscale e oggi membro del collegio sindacale dell’Inps in rappresentanza del ministero dell’economia. «La soluzione potrebbe consistere nel destinare l’Irap pubblica all’Inps», spiega Vitaletti facendo notare come il gettito dell’imposta versata dalle amministrazioni risulti grosso modo vicino a quello dello squilibrio finanziario ereditato dall’Inpdap. «Del resto l’Irap pubblica non c’entra niente con l’Irap privata, cioè quella versata dai privati, e non c’entra niente con il federalismo fiscale». Insomma, secondo Vitaletti, proprio partendo dalle caratteristiche dell’Irap pagata dalle amministrazione non si farebbe una riga di danno se ne si dirottasse il gettito verso all’Inps per fronteggiare il nuovo disavanzo. Un’ulteriore proposta sul piatto, avanzata da altri ambienti tecnici, vorrebbe aprire la previdenza complementare all’Inps, rendendo in sostanza l’ente protagonista di un settore che garantirebbe discreti afflussi di risorse finanziarie. Di certo la situazione è piuttosto allarmante per Guido Abbadessa, presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inps, secondo il quale «per il super ente si pone come minimo un problema di governance e l’esigenza di un piano industriale, cosa che il Civ ha già fatto presente». Sui conti Abbadessa definisce la situazione «preoccupante, perché senza contromisure per far fronte allo squilibrio si andrà a intaccare il patrimonio dell’Inps, con il rischio che subisca una drastica diminuzione». Infine sulla questione si sta anche accendendo un faro da parte del parlamento. La tenuta dei conti del super Inps, tanto per fare un esempio, è oggetto di un’interrogazione al senato di Elio Lannutti (Idv), il quale chiede al governo «come intenda fronteggiare l’emergenza di bilancio dovuta al pesante debito dell’Inpdap che graverà quest’anno sull’Inps».
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento