Le limitazioni all’utilizzo delle «auto blu» che erano state introdotte con il decreto del 3 agosto scorso sono estese anche agli organi costituzionali, alle Regioni e agli enti locali. Lo stabilisce il decreto del presidente del Consiglio predisposto dal ministro per la Pubblica amministrazione e la Semplificazione, Filippo Patroni Griffi, e firmato ieri da Mario Monti. Il Dpcm corregge il precedente decreto dopo la richiesta fatta dal Tar che, a novembre, aveva accolto il ricorso delle associazioni dei consumatori proprio sull’esclusione di questa parte delle amministrazioni centrali e territoriali. In base al testo modificato anche per presidenza della Repubblica, Camera, Senato e Corte costituzionale (dove secondo l’ultimo monitoraggio vengono utilizzate complessivamente circa 110 auto di servizio esclusivo e non) nonché per le Regioni e gli enti locali scattano i limiti all’utilizzo per le sole autorità politiche dell’auto a uso esclusivo, cosiddette «blu-blu», la riduzione del 50% delle auto ad uso non esclusivo (auto «blu») per chi ne ha diritto come i capidipartimento e i segretari generali, e le nuove modalità di utilizzo della auto senza autista, a disposizione degli uffici per attività strettamente operative (le auto «grigie»). Il nuovo testo prevede anche che il mezzo pubblico dovrà essere utilizzato tutte le volte che ciò determinerà risparmi per la Pa «indipendentemente dalla valutazione della sua efficacia». Infine l’acquisto di nuove autovetture di servizio dovrà essere comunicato immediatamente al dipartimento della Funzione pubblica, e non più nei successivi 30 giorni, in modo che non sfuggano al monitoraggio gli utilizzi di durata inferiore al mese. Il Dpcm, che potrebbe andare incontro a problemi di legittimità costituzionale su istanza delle Regioni, arriva alla vigilia della chiusura del censimento in corso sul parco auto dello Stato e delle amministrazioni periferiche, al quale hanno finora partecipato 5.600 amministrazioni su 8.145. Secondo i dati fin qui raccolti sono circa 50mila le auto finora censite; un dato inferiore a quello dell’ultimo monitoraggio del 2011 che aveva contato 72mila auto di cui 2mila «blu-blu», 10mila «blu» e 60mila «grigie». In particolare, secondo il monitoraggio, considerando tutte le tipologie di vetture di servizio, ministeri e organi costituzionali conterebbero su un parco di 3.449 vetture, Regioni e Province autonome su 2.570, le Province su 5.840 auto e i Comuni su oltre 27mila auto. Ieri il dipartimento Funzione pubblica ha confermato che i dati sulle auto di servizio dovranno essere comunicati entro il 20 gennaio, data oltre la quale scatteranno le verifiche da parte dell’ispettorato di palazzo Vidoni. Al termine del censimento saranno diffusi i dati complessivi e rese note le modalità con cui il dipartimento da un lato effettuerà le verifiche sul rispetto dei limiti all’uso delle auto e le indicazioni per ottenere ulteriori economie. L’operazione di taglio e razionalizzazione su questa particolare voce di spesa delle amministrazioni era stata lanciata con il decreto 78 del 2010, una norma via via rafforzata con le successive manovre correttive. Secondo i dati che erano stati diffusi in agosto, con le misure fino a oggi approvate si dovrebbero ottenere risparmi per circa 900 milioni di euro nel triennio 2012/2014, con 240 milioni di minori uscite nelle pubbliche amministrazioni centrali e 660 milioni per le amministrazioni locali. Secondo le vecchie stime dal 2015 in poi, quando il censimento permanente consentirà di monitorare a livello di singolo veicolo questa spesa, si stima di conseguire un risparmio annuale di circa 500 milioni. Ieri Palazzo Chigi ha fatto sapere che da queste misure si attendono «risparmi significativi». Dalla stretta sulle auto di servizio restano escluse le autovetture blindate per ragioni di sicurezza personale e le auto utilizzate da polizia, carabinieri e per la sicurezza e la difesa militare. Soddisfazione per l’allargamento della stretta sulle auto di servizio è stata espressa dall’ex ministro per la Pa, Renato Brunetta, che ha sottolineato come l’iniziativa adottata da Mario Monti «prosegue sulla strada tracciata dal governo Berlusconi e dal sottoscritto negli ultimi tre anni e mezzo». Brunetta s’è detto anche compiaciuto «in quanto il taglio delle auto blu e degli sprechi nella Pa è stata una delle battaglie che con più convinzione ho combattuto, e che ha portato positivi e apprezzati risultati, durante il mio mandato da ministro per la Pubblica amministrazione e l’Innovazione». RIPRODUZIONE RISERVATAL’operazione auto blu50mila Censimento È il numero di auto di servizio censite finora dal Dipartimento Funzione pubblica sulla base delle comunicazioni ricevute da 5.600 amministrazioni su 8.145. Il censimento si conclude il 20 gennaio prossimo, data oltre la quale scatteranno le verifiche sulle amministrazioni inadempienti 72mila Monitoraggio Al termine del monitoraggio del 2011, il Dipartimento aveva conteggiato circa 72mila auto di servizio distinte tra le «blu-blu» destinati agli eletti (di rappresentanza politico-istituzionale a disposizione di autorità e alte cariche dello Stato e delle amministrazioni locali); le auto «blu» usate dai vertici apicali delle amministrazioni (di servizio con autista a disposizione di dirigenti apicali); e le auto «grigie» (senza autista, a disposizione degli uffici per attività strettamente operative). 66mila Auto di sicurezza Sono escluse da questa azione sia le circa 50.000 autovetture usate per scopi di sicurezza e difesa personale e nazionale, sia le 16.000 autovetture usate per la polizia municipale e provinciale 500 milioni I risparmi attesi Le misure fino ad oggi approvate consentiranno di ottenere risparmi per circa 900 milioni di euro.
Davide Colombo
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