Gli stipendi medi dei dipendenti del comparto Regioni ed enti locali sono i più bassi e aumenta la forbice rispetto a quelli degli altri dipendenti pubblici. E ancora, le progressioni orizzontali e verticali continuano a essere effettuate in numero assai elevato e sono calati significativamente il numero e la spesa per gli incarichi di collaborazione coordinata e continuativa, ma non quelli per gli incarichi di consulenza. Ecco le principali indicazioni contenute nel Conto annuale del personale pubblico del 2010 della Ragioneria generale dello Stato. I dipendenti del comparto Regioni ed enti locali sono il 15,8% del complesso del personale delle Pa, mentre la spesa che li riguarda è di appena il 13,8 per cento. Questa incidenza ridotta è spiegata dalla differenza del costo medio: negli enti locali si passa da 28.872 euro annui del 2009 a 29.832 del 2010, con un aumento del 3,3%; nel complesso delle Pa si passa da 33.427 a 34.652 euro con un aumento del 3,7 per cento. Gli stipendi medi del personale dei Comuni, delle Province e delle Regioni sono i più bassi in valore assoluto. L’analisi di queste cifre ci dice che la differenza percentuale negativa tra questi salari e quelli “generali” delle Pa cresce: la differenza era del 13,63% nel 2008 ed è diventata del 13,91% nel 2010. Ricordiamo che negli anni immediatamente precedenti, invece, tale forbice si era attenuata. Nel triennio 2008/2010 il comparto Regioni ed enti locali ha registrato ben 189.909 progressioni orizzontali, vale a dire che ne ha beneficiato il 36,06% del totale del personale in servizio a tempo indeterminato. Nello stesso periodo ci sono state 27.309 progressioni verticali, pari al 5,3% del personale. Da sottolineare che nel 2010 vi è stata una impennata delle progressioni orizzontali, che hanno interessato 103.630 unità, e che il numero delle progressioni verticali o di carriera intervenute nello stesso anno (8.835) è stato solo lievemente inferiore all’anno precedente. L’aumento delle progressioni orizzontali può essere spiegato dalla corsa prima dell’entrata in vigore del “blocco” introdotto per il triennio 2011/2013 dal decreto legge 78/2010. Evidentemente le nuove regole dettate dalla “legge Brunetta”, che sono entrate in vigore il 1 gennaio 2010, non hanno prodotto significativi effetti. Per le progressioni di carriera ciò può essere spiegato dal fatto che sono state concluse le procedure avviate nel 2009. I vincoli dettati dal legislatore sono stati efficaci per quanto riguarda la contrazione del numero e della spesa per gli incarichi di collaborazione coordinata e continuativa: nel comparto, infatti, essi sono calati nell’ultimo triennio del 46,3%, valore più elevato di quello complessivo, meno 35,7 per cento. La spesa nel complesso delle Pa è diminuita del 42,7 per cento. Invece i limiti introdotti al ricorso agli incarichi di studio, ricerca e consulenza non hanno funzionato. Nel comparto si è registrato un aumento del 33,3%, mentre nell’insieme delle Pa la spesa è cresciuta solo del 2,2 per cento.
Arturo Bianco
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento