Pa, in stand by premi e mobilità

Per razionalizzare gli apparati e redistribuire dipendenti e funzionari vanno cancellate le «dotazioni organiche»

Marcello Serra 15 Novembre 2011
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Più che una risposta alle richieste europee sulla modernizzazione della Pa e il suo stato di avanzamento, un passaggio di testimone “vincente” tra il ministro Renato Brunetta e il suo successore potrebbe garantire la veloce chiusura di qualche «cantiere di riforma» con razionalizzazioni e forti risparmi. Partiamo dal personale e l’auspicata riduzione delle spese relative sgombrando il campo da un equivoco: il numero di dipendenti pubblici in Italia non è più elevato rispetto ad altri Paesi europei. Da noi siamo a quota 3,4 milioni (5,7% della popolazione), contro i 5,2 milioni della Francia (8%) e i 4,5 della Germania (5,5%). Allo stato, con il blocco delle retribuzioni, della contrattazione collettiva nazionale (fino al 2014), delle promozioni, del turn-over e la riduzione degli organici, si prevede entro tre anni un allineamento delle retribuzioni di fatto tra amministrazioni pubbliche e settore privato e una riduzione netta di 300mila addetti pubblici (-8%). Che cosa resta da fare? Tradurre in realtà concreta la pratica della mobilità obbligatoria e della «messa a disposizione» del personale eccedente. La strada è duplice: applicazione delle ultimissime norme introdotte con la legge di stabilità e superamento degli attuali assetti basati sulle vecchie «dotazioni organiche». Per fare un parallelo col federalismo fiscale, dopo i tagli bisogna passare dalla «spesa storica» ai «fabbisogni standard del personale» basato sui budget e le funzioni definite per ogni amministrazione. Così la mobilità può funzionare e, così, si razionalizzano gli apparati. L’altro passaggio riguarda la premialità. La Commissione indipendente per la valutazione e la trasparenza (Civit) completerà entro fine anno la certificazione dei cicli della performance e dei criteri di valutazione messi a punto da ogni Pa centrale (l’anno prossimo lo farà per quelle decentrate). Vuol dire che l’anno prossimo si potrà cominciare a sperimentare la premialità selettiva per i più meritevoli distribuendo quel «dividendo dell’efficienza» che il ministero dell’Economia deve quantificare dopo il varo della circolare di ieri (si veda l’altro articolo in pagina). En passant si dovrebbe poi convincere i sindacati a chiudere la trattativa sui comparti in cui è divisa la Pa, passando dai 19 attuali ai 4 previsti dalla riforma. Sul fronte dell’Innovazione, e sempre ammesso che il nuovo Governo sia in grado di far partire alcuni «via libera» dell’Economia, si potrebbe arrivare in pochi mesi alla ricetta digitale. L’obiettivo realizzato dei certificati medici on-line all’Inps dimostra che il meccanismo messo a punto funziona. Solo che in questo caso i risparmi che si possono conseguire sono tanti: 2 miliardi l’anno di minore spesa farmaceutica . Tutto è pronto con Sogei, la società di information and comunication technology del Mef, su questa partita come su quella della carta d’identità elettronica (che in un’unica card includerebbe anche la tessera sanitaria). Manca solo l’ok dell’Economia, del Viminale e delle Regioni. Terza realizzazione facile che il successore di Brunetta può portare a termine è l’attuazione del circuito unico per i pagamenti verso la Pa: i decreti sono stati già firmati e, anche qui, manca solo il benestare dell’Economia. Si passerebbe alla costituzione di un network unificato (come il Bancomat) cui ogni amministrazione deve aderire per le transazioni finanziarie. Non è tutto, ovviamente. Restano le auto blu da tagliare e le semplificazioni da portare a termine tramite le procedure condivise con le imprese, che a fine legislatura potrebbero ridurre gli oneri amministrativi.

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