Tre vie per spingere gli accordi integrativi

Marcello Serra 15 Novembre 2011
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Risparmi che si trasformano in premi: è la filosofia del «dividendo dell’efficienza» previsto dalla manovra 2008, che ora prova a entrare nella piena fase applicativa con l’ultima circolare firmata nei giorni scorsi da Renato Brunetta. Il provvedimento, varato l’11 novembre ma ancora non diffuso ufficialmente, individua i tre canali che serviranno a finanziare la contrattazione integrativa. Il meccanismo è ancora più importante rispetto a quando è nato, perché nel frattempo le misure di contenimento della spesa hanno bloccato gli stipendi pubblici. In questo quadro «congelato», quindi, il dividendo dell’efficienza diventa l’unica via per sperare di guadagnare un po’ di più. Uno strumento, questo, che potrebbe servire anche per «valorizzare il potenziale inespresso» della Pa, come chiede fra gli altri l’associazione giovani dirigenti pubblici, che oggi potrebbe essere fra le «rappresentanze dei giovani» chiamate a presentare le proprie proposte a Mario Monti: il pacchetto dell’associazione comprende riduzione dei ministeri, accorpamento di enti e snellimento degli uffici di diretta collaborazione. Il primo canale per finanziare i contratti integrativi è quello dei risparmi prodotti dai tagli alle spese di consulenza, relazioni pubbliche, sponsorizzazioni e dall’altra raffica di sforbiciate alla spesa pubblica imposte dall’articolo 17 della manovra 2008. Le risorse così raggranellate si dividono in più filoni, uno dei quali porta al fondo per la contrattazione integrativa. A questo scopo, prosegue la circolare individuando il secondo filone di alimentazione del fondo, può essere destinato anche il 50 per cento dei risparmi aggiuntivi rispetto a quelli preventivati dalle norme, rimodulate con i tagli aggiuntivi a organi collegiali, indennità, compensi e gettoni di presenza portati dalla manovra estiva 2010. L’ultimo strumento è invece quello portato dalla prima manovra estiva del 2011, che propone alle amministrazioni pubbliche di mettere in piedi piani triennali di razionalizzazione della spesa. Il 50% delle risorse può finire ai contratti integrativi e in questo capitolo, secondo le indicazioni offerte da Palazzo Vidoni nella circolare, possono rientrare i risparmi prodotti dalle misure aggiuntive ipotizzate dalla manovra di luglio (dal blocco ulteriore del turn over alla digitalizzazione delle procedure, che però al momento sono solo ipotesi) e dalle nuove regole sulla gestione degli immobili.

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