Le politiche sul lavoro di Antonio Bassolino, con i cassintegrati impiegati nei progetti socialmente utili (che a Napoli cercano invece di cancellare), rispuntano a Bologna. Dove il progetto, lanciato per primo dall’ex governatore campano, piace sia alla Cgil che a una parte della giunta comunale e di quella regionale e potrebbe presto essere adottato su larga scala sotto le due torri.
Con lo stesso Bassolino, emarginato dalla politica campana e napoletana che riappare sui media bolognesi, pronto a dispensare consigli. A prima vista potrebbe sembrare che Bassolino, discriminato a Napoli abbia trovato il suo nuovo porto sicuro a Bologna. Al di là delle esagerazioni però, dopo l’avventura di Sergio Cofferati, il capoluogo emiliano romagnolo si dimostra aperto e potrebbe riservare nuove sorprese. Intanto a sbarcare a Bologna è stata una delle politiche del lavoro più importanti realizzate da ‘o sindaco, nella sua esperienza di governatore. Gli stessi lavoratori che oggi si accaniscono contro Luigi De Magistris, a lungo sono stati il fiore all’occhiello di Bassolino. In pratica, ultime manifestazioni a parte, l’ex governatore creò un percorso di formazione per re-impiegare i cassintegrati nei lavori socialmente utili e nelle pubbliche amministrazioni della regione. Purtroppo, al di là delle buone intenzioni, il progetto non ha registrato grandi risultati per quei fattori negativo che purtroppo si vedono spesso al Sud, dall’assenteismo alle infiltrazioni criminali e al clientelismo. Probabilmente però, al di là delle distorsioni, il progetto era valido o almeno piaceva e continua a piacere. Fatto sta che dopo le tensioni tra comune di Bologna e sindacati locali sui piani per affrontare la crisi del lavoro, la Cgil a sorpresa ha annunciato che nel prossimo tavolo per la crisi proporrà i lavori socialmente utili come ammortizzatori sociali. Da impiegare, secondo il segretario provinciale del sindacato Danilo Gruppi, «per le piccole manutenzioni o nella cancelleria del tribunale». Una proposta che ha sorpreso l’opinione pubblica soprattutto perché lo stesso Gruppi ha fatto sapere dove ne ha visto l’applicazione annunciando che «sappiamo bene che dove i lavori socialmente utili sono stati sperimentati, soprattutto al Sud, i risultati sono stati tutt’altro che rassicuranti. Ma qui la situazione è gravissima e il problema oltre alla mancanza di reddito è quello di avere persone nella più completa inattività. Noi proporremo dunque di rinverdire in positivo i cosiddetti lavori socialmente utili». Insomma per il sindacalista, la proposta sponsorizzata a lungo da Bassolino, se a Napoli e in Campania non ha funzionato bene, a Bologna potrebbe dare risultati migliori. E sembra che sia il comune che, soprattutto la regione Emilia Romagna la veda di buon grado visto che l’ente guidato da Vasco Errani, in silenzio, quest’anno ha già messo sul piatto 163 mila euro per 24 lavoratori socialmente utili per gli uffici giudiziari. E sia disponibile a investire ancora su questa strada. Ma il dato politico più interessante è stato il recupero di Bassolino che dopo l’uscita del sindacalista, è stato intervistato in qualità di esperto ed è finito pure in prima pagina sui quotidiani locali a dispensare consigli sulla migliore applicazione di questa politica.
di Antonio Calitri
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