Niente stipendio dall’inizio dell’anno scolastico. Molti dei supplenti arruolati dagli istituti di Milano si presentano ogni giorno in classe a far lezione anche se non hanno ancora visto un euro. Lavorano sulla fiducia, lo stipendio arriverà. Ma quando? Se lo chiedono dodici insegnanti dell’elementare di via Moscati, chiamati dal preside per sostituire colleghi assenti. «Abbiamo chiesto rassicurazioni al dirigente amministrativo – racconta un’insegnante della primaria —. Ci è stato spiegato che i soldi devono arrivare dal ministero e la scuola non può anticiparli. Quindi non sappiamo nemmeno se il pagamento verrà fatto alla fine del mese».
Non è un caso isolato. Per i supplenti temporanei, migliaia ogni anno nelle scuole di Milano, la situazione è critica in diversi istituti. Questi insegnanti, a differenza di quelli di ruolo o con incarichi annuali che ricevono lo stipendio direttamente dal ministero, vengono pagati dalle scuole, che per le supplenze brevi hanno un budget assegnato dal ministero. Ma se quel denaro arriva tardi o non basta, addio paga per maestri e professori.
«Le segnalazioni sono numerose e abbiamo già mandato lettere di diffida ai dirigenti scolastici e all’Ufficio scolastico regionale — spiega Pippo Frisone, Cgil scuola di Milano —. Se il problema non viene risolto nell’arco di quindici giorni ci rivolgiamo al giudice del lavoro perché venga emesso un decreto ingiuntivo, di solito nel giro di tre settimane lo stipendio arriva. Ma rischia di diventare una prassi, forse è quello che l’amministrazione auspica».
Alla Uil l’ultima segnalazione è arrivata nei giorni scorsi ma ci sono casi aperti già dallo scorso anno. «Al comprensivo Sant’Ambrogio di via Salerno i supplenti temporanei non ricevono lo stipendio già da primavera, e i pagamenti sono saltati per più mesi. Il problema è diffuso a Milano — dice Carlo Giuffré, segretario provinciale Uil scuola —. Gli istituti non hanno ricevuto il denaro per le supplenze e molti non possono anticipare perché hanno le casse vuote. C’è un problema di liquidità, a Milano come nel resto del Paese, le scuole si indebitano per pagare i conti del Miur». E sono cambiate le regole, spiega Giuffré. «Prima i presidi potevano prelevare dal fondo d’istituto ma adesso questo denaro non arriva più alle scuole, è gestito direttamente dal ministero».
Secondo l’associazione presidi «non è un’emergenza. Sono solo ritardi». Così la pensa il presidente Agostino Miele, dirigente scolastico al Gentileschi e reggente in una media di Buccinasco. «Inoltre va considerata la tempistica di queste operazioni, noi stiamo facendo le tabelle adesso, le supplenze di settembre vengono comunque pagate nel mese successivo».
Trasferimenti lenti dal ministero e meno denaro in cassa per pagare gli insegnanti. Se manca liquidità, per gli istituti più grandi la gestione dei conti diventa difficile. Se poi le supplenze sono più della media prevista, i conti non tornano. «Il problema è anche legato all’assenteismo — dice Emilia Ametrano, dirigente scolastico alle elementari Ciresola —. Noi non abbiamo questo problema, restiamo nei parametri fissati del ministero, quindi i pagamenti delle supplenze brevi sono regolari».
Federica Cavadini
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