di S. Simonetti (ilpersonale.go-vip.net 25/11/2015)
Il profondo processo di riforma iniziato nel 1992 con l’approvazione della legge n. 421/1992 (cosiddetta legge-delega Amato) ha prodotto grandi e a volte traumatiche innovazioni nel rapporto di lavoro subordinato con le pubbliche amministrazioni. Il tradizionale “impiego pubblico” si è andato sempre più omologando con il rapporto di lavoro subordinato nell’impresa disciplinato dalle norme di diritto comune e le differenze tra i due mondi si sono residualmente consolidate nella diversa natura del datore di lavoro e a poche ineludibili prerogative in tema di autodeterminazione delle scelte organizzative della pubblica amministrazione che discendono direttamente dal dettato costituzionale. In particolare con il d.lgs. n. 29/1993 e le successive modificazioni ed integrazioni (ora coordinate nel d.lgs. n. 165/2001, a sua volte modificato infinite volte) si è realizzata la cosiddetta privatizzazione del rapporto di lavoro pubblico, anche se dottrina e addetti ai lavori sono concordi nel ritenere che il termine “privatizzazione” non sia stato del tutto corretto; molti utilizzano la dizione “contrattualizzazione” ma si ritiene che, aldilà delle formule, il prodotto finale della riforma sia stato, in buona sostanza, la già cennata marcia di avvicinamento tra mondo del lavoro pubblico e privato, unificandone in parte le fonti normative e le conseguenti regole del gioco.
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