Per personale con contratto di lavoro flessibile si intende il personale con rapporto di lavoro a tempo determinato, con contratti di formazione-lavoro, i lavoratori interinali ed i lavoratori socialmente utili (LSU). Nel 2012 le unità di personale(1) che nei comuni italiani hanno un rapporto di lavoro flessibile ammontano a 40.519 (Tabella 1). Tale tipologia di rapporto di lavoro risulta particolarmente diffusa nelle amministrazioni comunali siciliane con 13.257 unità, il 32,7% del totale, seguite da quelle calabresi con 4.013 unità, il 9,9% del totale, quelle campane con 3.947 unità, il 9,7% del totale e quelle laziali con 3.537 unità, l’8,7% del totale.
In particolare, il 61,0% delle unità annue di dipendenti comunali “flessibili” ha un rapporto di lavoro a tempo determinato, il 34,2% ha un contratto da lavoratore socialmente utile e il 4,6% ha un contratto interinale. Solo lo 0,2% del totale delle forme contrattuali flessibili nelle amministrazioni comunali è rappresentato da contratti di formazione lavoro.
Analizzando la distribuzione sul territorio delle diverse tipologie contrattuali emerge come il contratto a tempo determinato sia maggiormente diffuso nei comuni dell’Emilia-Romagna, dove tale tipologia rappresenta il 91,2% del totale dei contratti di lavoro flessibile dei dipendenti comunali; seguono le amministrazioni comunali liguri (90,4%) e del Trentino-Alto Adige (88,2%). All’opposto, le percentuali più contenute sono rilevabili nelle amministrazioni comunali campane (27,8%) e calabresi (13,3%). Proprio in queste realtà, sono maggiormente diffusi, i contratti per LSU, che rappresentano l’85,9% dei contratti di lavoro flessibile in essere nelle amministrazioni calabresi e il 68,0% di quelle campane; seguono per percentuale di LSU i comuni lucani (55,6%), pugliesi (54,9%) e veneti (50,5%). In quelli dell’Emilia-Romagna e della Liguria, invece, si registrano le percentuali più contenute, lo 0,4% per entrambi i territori.
I contratti di lavoro interinale sono presenti con percentuali maggiori nei comuni della Valle d’Aosta (40,8% del totale), della Toscana (19,5%) e del Friuli-Venezia Giulia (18,2%). Invece, tale tipologia contrattuale è poco diffusa nei comuni della Sicilia, della Calabria e del Trentino-Alto Adige (rispettivamente con lo 0,1%, 0,7% e l’1,7%).
Per quanto riguarda, infine, i contratti per la formazione lavoro, le percentuali, tutte molto contenute, registrano i valori più elevati nei comuni del Molise, della Liguria e del Piemonte, con un indice rispettivamente pari al 6,2%, al 2,3% ed all’1,0% del totale. Non si registrano contratti di formazione lavoro nelle amministrazioni comunali della Valle d’Aosta, della Basilicata, della Calabria, della Sicilia e della Sardegna.
Tabella 1 Il personale con rapporto di lavoro flessibile nei comuni italiani, per regione, 2012 |
||||||
Regione |
Personale con rapporto di lavoro flessibile |
Personale con rapporto di lavoro flessibile per tipologia contrattuale |
||||
v.a. |
% |
Tempo determinato |
LSU |
Contratti interinali |
Formazione lavoro |
|
Piemonte |
681 |
1,7% |
58,5% |
28,6% |
11,9% |
1,0% |
Valle d’Aosta |
30 |
0,1% |
49,1% |
10,0% |
40,8% |
0,0% |
Lombardia |
2.677 |
6,6% |
49,3% |
47,2% |
3,1% |
0,5% |
Trentino-Alto Adige |
1.065 |
2,6% |
88,2% |
9,6% |
1,7% |
0,5% |
Veneto |
1.907 |
4,7% |
42,6% |
50,5% |
6,5% |
0,5% |
Friuli-Venezia Giulia |
968 |
2,4% |
35,6% |
46,0% |
18,2% |
0,2% |
Liguria |
367 |
0,9% |
90,4% |
0,4% |
6,8% |
2,3% |
Emilia-Romagna |
1.761 |
4,3% |
91,2% |
0,4% |
7,5% |
0,8% |
Toscana |
1.094 |
2,7% |
69,8% |
10,3% |
19,5% |
0,4% |
Umbria |
250 |
0,6% |
64,6% |
24,7% |
10,1% |
0,5% |
Marche |
625 |
1,5% |
49,4% |
46,6% |
3,9% |
0,1% |
Lazio |
3.537 |
8,7% |
86,3% |
4,2% |
9,3% |
0,2% |
Abruzzo |
1.052 |
2,6% |
38,7% |
49,2% |
11,2% |
0,9% |
Molise |
136 |
0,3% |
79,1% |
1,0% |
13,6% |
6,2% |
Campania |
3.947 |
9,7% |
27,8% |
68,0% |
4,0% |
0,1% |
Puglia |
1.245 |
3,1% |
35,6% |
54,9% |
9,3% |
0,2% |
Basilicata |
531 |
1,3% |
40,8% |
55,6% |
3,6% |
0,0% |
Calabria |
4.013 |
9,9% |
13,3% |
85,9% |
0,7% |
0,0% |
Sicilia |
13.257 |
32,7% |
81,3% |
18,6% |
0,1% |
0,0% |
Sardegna |
1.376 |
3,4% |
78,7% |
10,5% |
10,8% |
0,0% |
ITALIA |
40.519 |
100,0% |
61,0% |
34,2% |
4,6% |
0,2% |
Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Economia Locale su dati Ministero dell’Economia e delle Finanze (2013) |
In media, oltre la metà, il 54,3% delle unità annue di personale con contratto di lavoro flessibile nelle regioni a statuto ordinario, è inquadrato come lavoratore socialmente utile, il 42,2% con un rapporto di lavoro a tempo determinato, il 3,0% con un contratto interinale e, infine, lo 0,5% con un contratto di formazione lavoro (Tabella 2).
Analizzando nel dettaglio la distribuzione delle forme contrattuali nelle varie amministrazioni regionali, si osserva che, per quanto riguarda i LSU è rilevante il valore assunto nella regione Campania, il 99,8%.
Nelle altre amministrazioni regionali, al contrario, la maggior parte delle unità con rapporto di lavoro flessibile, sono costituite da contratti a tempo determinato. Nelle regioni del centro, tranne che nella regione Lazio nella quale non è stato rilevato personale con rapporto di lavoro flessibile, e al sud nelle regioni Molise, Puglia e Calabria, la percentuale arriva al 100%.
In questo panorama, uniche eccezioni, oltre la regione Campania, che come visto ha, tra il personale flessibile, quasi esclusivamente LSU, sono la regione Liguria e la regione Veneto. In tali regioni, le unità di contratti a tempo determinato si riducono al 18,9%, per la prima e al 27,9% per la seconda. In queste regioni, tale valore più contenuto è compensato da un maggior impiego di personale interinale, l’81,1% e il 72,1%, rispettivamente.
Tabella 2 Il personale con rapporto di lavoro flessibile nelle regioni a statuto ordinario, per tipologia contrattuale e regione (percentuale di riga), 2012 |
|||||
Regione |
Personale con rapporto di lavoro flessibile |
||||
Tempo determinato |
Formazione lavoro |
Contratti interinale |
LSU |
Totale |
|
Piemonte |
80,7% |
0,0% |
0,0% |
19,3% |
100,0% |
Lombardia |
56,5% |
37,1% |
6,4% |
0,0% |
100,0% |
Veneto |
27,9% |
0,0% |
72,1% |
0,0% |
100,0% |
Liguria |
18,9% |
0,0% |
81,1% |
0,0% |
100,0% |
Emilia-Romagna |
100,0% |
0,0% |
0,0% |
0,0% |
100,0% |
Toscana |
100,0% |
0,0% |
0,0% |
0,0% |
100,0% |
Umbria |
100,0% |
0,0% |
0,0% |
0,0% |
100,0% |
Marche |
100,0% |
0,0% |
0,0% |
0,0% |
100,0% |
Lazio |
– |
– |
– |
– |
– |
Abruzzo |
90,6% |
0,0% |
9,4% |
0,0% |
100,0% |
Molise |
100,0% |
0,0% |
0,0% |
0,0% |
100,0% |
Campania |
0,2% |
0,0% |
0,0% |
99,8% |
100,0% |
Puglia |
100,0% |
0,0% |
0,0% |
0,0% |
100,0% |
Basilicata |
97,1% |
0,0% |
2,9% |
0,0% |
100,0% |
Calabria |
100,0% |
0,0% |
0,0% |
0,0% |
100,0% |
Totale |
42,2% |
0,5% |
3,0% |
54,3% |
100,0% |
Nella Regione Lazio non è stato rilevato personale con rapporto di lavoro flessibile. |
|||||
Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Economia Locale su dati Ministero dell’Economia e delle Finanze (2013) |
Nelle regioni a statuto speciale il 94,2% delle unità annue di personale con rapporto di lavoro flessibile ha un contratto a tempo determinato (Tabella 3). Irrilevanti sono le percentuali relative alle altre tipologie contrattuali, i contratti interinali rappresentano il 5,7% e i lavoratori socialmente utili, lo 0,1%. Assenti, tra i dipendenti con rapporto di lavoro flessibile delle regioni a statuto speciale, i contratti di formazione lavoro.
L’unica eccezione si rileva nella regione Friuli-Venezia Giulia, in cui le unità annue di personale con contratto a tempo determinato si riducono al 55,6%, mentre quelle riconducibili agli interinali arrivano al 44,4%.
Tabella 3 Il personale con rapporto di lavoro flessibile nelle regioni a statuto speciale, per tipologia contrattuale e regione (percentuale di riga), 2012 | |||||
Regione |
Personale con rapporto di lavoro flessibile |
||||
Tempo determinato |
Formazione lavoro |
Contratti interinale |
LSU |
Totale |
|
Valle D’Aosta |
100,0% |
0,0% |
0,0% |
0,0% |
100,0% |
Trentino-Alto Adige |
99,7% |
0,0% |
0,2% |
0,2% |
100,0% |
Friuli-Venezia Giulia |
55,6% |
0,0% |
44,4% |
0,0% |
100,0% |
Sicilia |
100,0% |
0,0% |
0,0% |
0,0% |
100,0% |
Sardegna |
100,0% |
0,0% |
0,0% |
0,0% |
100,0% |
Totale |
94,2% |
0,0% |
5,7% |
0,1% |
100,0% |
Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Economia Locale su dati Ministero dell’Economia e delle Finanze (2013) |
Oltre la metà del personale con rapporto di lavoro flessibile nelle province italiane ha un contratto a tempo determinato, il 52,7%, oltre un terzo è un lavoratore socialmente utile, mentre l’8,6% ha un contratto interinale (Tabella 4). In nessuna provincia viene utilizzata la formula dei contratti di formazione lavoro.
Anche a livello regionale la ripartizione tra le tipologie contrattuali è sostanzialmente rispettata. Infatti, nelle province di quasi tutte le regioni il contratto a tempo determinato rappresenta la tipologia più utilizzata tra i dipendenti con rapporto di lavoro flessibile.
In alcune province, a prevalere sono i LSU. E’ così nelle province della Campania, in cui il 99,8% del personale flessibile è inquadrato come LSU, in quelle della Puglia, con il 97,9% di lavoratori con rapporto di lavoro flessibile, socialmente utili, delle Marche con il 91,3% e del Friuli-Venezia Giulia, il 53,1%.
Nelle province lucane e laziali, infine, le unità di personale con rapporto di lavoro a tempo determinato si riducono rispettivamente al 12,9% e al 33,3%. In queste realtà a prevalere sono i contratti interinali, l’80,8% per le prime e il 66,7% per le seconde.
Tabella 4 Il personale con rapporto di lavoro flessibile nelle amministrazioni provinciali, per tipologia contrattuale e regione (percentuale di riga), 2012 | |||||
Regione |
Personale con rapporto di lavoro flessibile |
||||
Tempo determinato |
Formazione lavoro |
Contratti interinale |
LSU |
Totale |
|
Piemonte |
77,2% |
0,0% |
2,4% |
20,3% |
100,0% |
Lombardia |
55,1% |
0,0% |
11,0% |
33,9% |
100,0% |
Veneto |
50,9% |
0,0% |
10,0% |
39,1% |
100,0% |
Friuli-Venezia Giulia |
36,3% |
0,0% |
10,5% |
53,1% |
100,0% |
Liguria |
97,3% |
0,0% |
2,7% |
0,0% |
100,0% |
Emilia-Romagna |
70,9% |
0,0% |
8,2% |
20,9% |
100,0% |
Toscana |
99,7% |
0,0% |
0,0% |
0,3% |
100,0% |
Umbria |
97,3% |
0,0% |
0,0% |
2,7% |
100,0% |
Marche |
8,7% |
0,0% |
0,0% |
91,3% |
100,0% |
Lazio |
33,3% |
0,0% |
66,7% |
0,0% |
100,0% |
Abruzzo |
64,4% |
0,0% |
22,4% |
13,2% |
100,0% |
Molise |
100,0% |
0,0% |
0,0% |
0,0% |
100,0% |
Campania |
0,2% |
0,0% |
0,0% |
99,8% |
100,0% |
Puglia |
2,1% |
0,0% |
0,0% |
97,9% |
100,0% |
Basilicata |
12,9% |
0,0% |
80,8% |
6,3% |
100,0% |
Calabria |
73,0% |
0,0% |
5,3% |
21,7% |
100,0% |
Sicilia |
97,0% |
0,0% |
0,0% |
3,0% |
100,0% |
Sardegna |
57,5% |
0,0% |
42,0% |
0,5% |
100,0% |
Totale |
52,7% |
0,0% |
8,6% |
38,7% |
100,0% |
Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Economia Locale su dati Ministero dell’Economia e delle Finanze (2013) |
(1) A differenza del personale a tempo indeterminato l’ammontare di questa tipologia di personale viene quantificata in termini di “unità annue”. Tale valore si ottiene sommando i mesi lavorati, distintamente per ciascuna delle tipologie, per categoria di personale e per genere, e dividendo tale valore per i 12 mesi dell’anno.
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