“Se il popolo non si sveglia, se tutti noi non ci svegliamo, presto avremo delle amministrazioni pubbliche distrutte dal nostro stesso datore di lavoro, cioè dallo Stato. Stanno uccidendo la ‘classe intermedia’ e lo stanno facendo non solo nella tasca, ma anche psicologicamente”. E’ l’allarme lanciato ieri mattina, sotto la pioggia a Montecitorio, da Massimo Battaglia, segretario generale della Confsal Unsa, che ha organizzato un presidio di lavoratori davanti al Palazzo per chiedere lo sblocco dei contratti della P.a.
Tra slogan e ombrelli, nonostante il maltempo, tanti sono scesi in piazza per protestare contro il governo. “Siamo in piazza -ha detto a Labitalia Battaglia- per chiedere il rinnovo dei contratti, in scadenza dal 2009, e per chiedere più rispetto e dignità per il lavoratore pubblico e per il lavoro pubblico. Oggi siamo in piazza per fare sentire la nostra voce, quella di persone oneste, che sono qui in piazza, anche con la pioggia, per chiedere il rispetto dei loro diritti”.
“Questo è quello che noi chiediamo oggi a un governo sordo, che al momento, dopo 5 anni, vede i lavoratori che soffrono e le loro famiglie che soffrono con loro. Chiediamo al governo che ci venga riconosciuto quello che ci spetta: un diritto e non una regalia, si colpiscono i dipendenti pubblici perchè è la cosa più facile”, ha aggiunto.
Tra slogan come ‘il lavoratore pubblico è un bancomat’, anche i più giovani sono scesi in piazza. “Io sono entrato nei Beni culturali nell’ultimo concorso che è stato fatto nel 2010 -ha spiegato a Labitalia Marco, dipendente del ministero dei Beni culturali- e allora prendevo uno stipendio di 1.300 lordi. Adesso, dopo neanche tre anni e mezzo tra continue imposte e incremento delle tasse regionali, mi trovo a prendere mensilmente tra le 100 e le 110 euro in meno in busta paga rispetto a quella somma del 2010. Non è possibile andare avanti così”.
(FONTE: Adnrkonos)
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