Inps: 91 tagli in Friuli Venezia Giulia

4 Ottobre 2013
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Sfiorerà le cento unità il taglio dei dipendenti del super-Inps in Friuli Venezia Giulia, se le disposizioni della spending review in materia di tagli del pubblico impiego troveranno integrale applicazione. Con il rischio di forti ripercussioni sui tempi di risposta dell’istituto alle domande di prestazioni previdenziali e assistenziali, domande che stanno facendo registrare una fortissima impennata per effetto della crisi. 

A lanciare l’allarme i sindacati regionali del pubblico impiego (Cgil, Cisl, Uil e Cisal) nel corso dell’incontro odierno con il viceprefetto vicario di Udine, chiesto dai dipendenti della sede provinciale dell’Inps, in stato di agitazione come i colleghi delle altre sedi regionali e di tutto il territorio nazionale contro i tagli e la cancellazione del salario di produttività (a Udine una nuova assemblea è prevista per martedì, nel corso della quale potrebbe essere decisa l’occupazione della sede di via Savorganna).

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La ripartizione locale dei tagli previsti dalla spending review, secondo quanto comunicato dai sindacati, prevede in regione 91 tagli, di cui 78 tra i dipendenti Inps e 13 tra gli ex Inpdap, a fronte di un organico complessivo di 673 lavoratori, di cui 540 Inps e 133 ex Inpdap. E se il Governo adduce a motivazione dei tagli l’esternalizzazione e l’informatizzazione di molte procedure, per i sindacati si tratta in realtà di scelte che hanno già creato notevoli disservizi per gli utenti, a partire dal mancato invio dei Cud cartacei ai pensionati.

“Dimezzato rispetto agli oltre 1.000 dipendenti di inizio anni Novanta – accusa Rino Feleppa della Fp Cgil – l’Inps scenderà ulteriormente, proprio in un periodo in cui la crisi ha aumentato in modo esponenziale le richieste di intervento”. Un taglio che non comporterà licenziamenti, ma sarà gestito attraverso il mancato turnover dei pensionamenti. Tra i settori già fortemente penalizzati dai tagli i servizi di vigilanza: “Da 42 ispettori – spiega ancora Feleppa – siamo scesi agli attuali 23, che rispetto alle aziende presenti in regione fanno salire a 26 anni la cadenza media teorica di un’ispezione. Il tutto con gravi ripercussioni sui recuperi contributivi realizzati dall’istituto, che rendevano l’attività degli ispettori, oltre che doverosa, anche remuneratva a livello economico”.

(FONTE: www.rassegna.it)

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