La tematica della rilevanza disciplinare della verifica dell’attestazione di presenza del lavoratore dipendente, già all’attenzione dell’opinione pubblica nazionale da un non breve lasso di tempo per quanto concerne il pubblico impiego, è stata di recente, come noto ai lettori della rivista che ci ospita, anche all’attenzione del legislatore e dell’esecutivo.
Sempre in relazione al rapporto di lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni, è stato infatti varato uno schema di decreto legislativo mirante al recupero di efficienza del procedimento disciplinare proprio in relazione ad ipotesi riguardanti la falsa attestazione di presenza del pubblico dipendente, con ciò dimostrando l’esistenza di una particolare sensibilità per la questione specifica.
Rinviando ai contributi, pubblicati nella presente rivista, ex professo dedicati al tema, si vuol qui segnalare che una recente pronuncia della sezione lavoro della S.C. di Cassazione ha affrontato la problematica della responsabilità disciplinare connessa all’utilizzo improprio dei sistemi di rilevazione della presenza in servizio del dipendente, anche con specifico riferimento al campo del rapporto di lavoro subordinato alle dipendenze del privato datore di lavoro.
L’arresto n. 5777 del 23 marzo 2016, affronta la questione della legittimità del provvedimento espulsivo irrogato in danno di un dipendente resosi responsabile della violazione delle disposizioni in tema di rilevazione automatizzata della presenza in servizio, per aver “timbrato il cartellino” attestante la presenza in servizio in luogo di altro collega.
Segnaliamo il convegno
Anticorruzione e trasparenza alla luce
del decreto attuativo della riforma Madia
e dei recenti orientamenti ANAC
(Decreto approvato nella riunione del Consiglio dei Ministri del 20 gennaio u.s.)
Milano, 29 aprile 2016
Napoli, 27 maggio 2016
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