La sanità italiana chiude il 2013 con un disavanzo di 1,86 miliardi e un calo della spesa corrente dell’1% pari a poco più di 109 miliardi, pari al 7% del Pil (Prodotto interno lordo) accreditando una decrescita media negli ultimi quattro anni dello 0,4%. Il contenimento della dinamica riguarda tutte le componenti, soprattutto la spesa per il personale dipendente e per la farmaceutica convenzionata. È il quadro tracciato dall’analisi della Ragioneria generale dello Stato per il 2013 sugli enti che producono servizi sanitari controllati dalle Regioni e ricompresi nei rispettivi Servizi sanitari regionali: le Asl, le Aziende ospedaliere, gli Irccs e i Policlinici universitari. Se poi si allarga lo sguardo alla spesa sanitaria degli enti locali e di altri enti, quali, ad esempio, la Croce Rossa Italiana, il calo del 2013 si riduce allo 0,3% e quello degli ultimi quattro anni arriva all’1%. Il giudizio della Ragioneria Mentre il nuovo patto per la Salute arriva in Parlamento mercoledì prossimo, con l’audizione in commissione Affari sociali della Camera, del ministro Beatrice Lorenzin che dovrà illustrare lo stato di avanzamento con le Regioni, la Ragioneria intanto segnala il buon risultato del «potenziamento degli strumenti di analisi e di controllo della spesa sanitaria» che si è tradotto nel rafforzamento degli «strumenti di previsione sempre più efficaci» ai fini della programmazione finanziaria. Tant’è che nell’ultimo quinquennio «i livelli di spesa effettivamente registrati a consuntivo sono risultati costantemente contenuti nell’ambito di quanto programmato». Il progresso fa dire alla Ragioneria che «il settore sanitario contribuisce positivamente al contenimento della dinamica della spesa pubblica». Certo, l’ andamento è ancora disomogeneo: nel 2013, il 47% circa del disavanzo sanitario complessivo è generato da Regioni e Province autonome. La riduzione della spesa si registra principalmente nelle Regioni sottoposte a piano di rientro (Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Calabria e Sicilia) e in quelle con piano di rientro «leggero» (Piemonte e Puglia). Le prime nel periodo 2010-2013 hanno ridotto la spesa in media dell’1% annuo, mentre le seconde dell’1,2% medio annuo. Le Regioni non in piano di rientro (Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche e Basilicata) hanno registrato un leggero incremento, pari allo 0,1%, mentre le Regioni e le Province a statuto autonomo, che provvedono direttamente al finanziamento dell’assistenza sanitaria senza onere a carico dello Stato (Val d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Trento e Bolzano), evidenziano un incremento medio annuo dello 0,7%. In generale la spesa per il personale passa da un incremento medio annuo del 2,4% nel periodo 2006-2010 a una riduzione dell’1,4% nel periodo 2010-2013. Il suo peso percentuale sulla spesa sanitaria totale, passa dal 33,2% nel 2010 al 32,2% nel 2013. Nel contenimento della dinamica per il personale hanno influito la riconferma del blocco del turn over per le Regioni sotto piano di rientro (totale o parziale), il blocco delle procedure contrattuali per il periodo 2010-2012 e il congelamento dei livelli retributivi a quelli vigenti nell’anno 2010, fatto salvo il riconoscimento dell’indennità di vacanza contrattuale. Regioni a autonome Le Regioni autonome passano da un incremento medio annuo del 5% nel periodo 2006-2010 ad un incremento medio annuo dello 0,7% nel periodo 2010-2013. Il peso della spesa per il personale sulla corrispondente spesa sanitaria regionale nell’anno 2013 si mantiene stabile al valore registrato nell’anno 2010 (39,6%). Sempre con riguardo alla spesa corrente, quella per i prodotti farmaceutici passa da un incremento medio annuo del 12,6% nel periodo 2006-2010 a un incremento medio annuo del 3,8% nel 2010-2013. Anche se il peso della spesa di questi prodotti su quella sanitaria totale passa dal 6,7% nel 2010 al 7,6% nel 2013. Nelle Regioni autonome il calo è sensibile: da un incremento medio annuo del 14,6% nel periodo 2006-2010 si passa a un aumento del 2,2%. Anche l’esborso per altri beni e servizi passa da un +3% a un +0,9% . Relativamente alle Regioni autonome, il tasso di crescita medio è del 2,5% nel periodo 2010-2013. La medicina di base passa da un incremento medio annuo del 2,5% nel periodo 2006-2010 a un +0,3% nel 2010-2013. La sostanziale stabilità di tale voce è dovuta soprattutto al blocco del rinnovo delle convenzioni di medicina di base e al congelamento dei livelli retributivi a quelli in vigore nell’anno 2010, in analogia a quanto previsto per il personale dipendente. Anche nelle Regioni autonome si assiste a un dimezzamento dell’incremento di questa spesa. Infine la farmaceutica convenzionata, che passa da una riduzione media annua del 3,1% nel periodo 2006-2010 a una riduzione media annua del 7,7% nel periodo 2010-2013. Mentre per le Regioni autonome la riduzione è da -1,3% a -5,6%. Bilanci e previsioni Quanto ai risultati delle Regioni, nell’ultima riunione del Tavolo di monitoraggio dell’aprile scorso, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Marche hanno riportato risultati di esercizio positivi per il 2013. I disavanzi di Liguria e Basilicata sono stati coperti con risorse regionali. Ancora in «rosso» le Regioni in piano di rientro «leggero»: Piemonte (-41 milioni) e Puglia (-39). Tra quelle in piano di rientro, va registrato l’avanzo di Abruzzo (341 milioni) e Campania (6 milioni), restano indietro il Lazio (-700 milioni), la Sicilia (-102), il Molise (-51), la Calabria (-30). La cura funziona, almeno per i bilanci. Spesso a spese dei cittadini, che pagano i disavanzi con aumenti di tasse e di ticke t o vedono i servizi ridursi. La previsione di spesa per il 2014 è in crescita del 2%.
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