La legge che riforma e ‘taglia’ il numero delle Province e’ incostituzionale. E’ quanto hanno sentenziato i giudici della Corte Costituzionale, riuniti a palazzo della Consulta.
Secondo i giudici della Corte Costituzionale, “il decreto legge, atto destinato a fronteggiare casi straordinari di necessita’ e urgenza, e’ strumento normativo non utilizzabile per realizzare una riforma organica e di sistema, quale quella prevista dalle norme censurate nel presente giudizio”.
Dalla Consulta arriva invece il via libera alla riforma della geografia giudiziaria e al conseguente taglio dei tribunali. I giudici della Corte Costituzionale hanno respinto, giudicandole infondate, le questioni di legittimita’ sollevate dai tribunali di Alba, Pinerolo, Montepulciano, Sulmona e Sala Consilina contro la loro soppressione e giudicata inammissibile l’istanza proposta dalla regione Friuli-Venezia Giulia. Promosso invece il ricordo presentato per il tribunale Urbino, capoluogo di Provincia.
Soddisfatto il presidente dell’Upi, Antonio Saitta. “La sentenza della Corte Costituzionale conferma che le riforme delle istituzioni costitutive della Repubblica non possono essere fatte per decreto legge. Nessuna motivazione economica era giustificata e quindi la decretazione d’urgenza non poteva essere la strada legittima”. “Per riformare il Paese – dice Saitta – si deve agire con il pieno concerto di tutte le istituzioni, rispettando il dettato costituzionale. Non si possono sospendere elezioni democratiche di organi costituzionali con decreto legge. Non si puo’ pensare di utilizzare motivazioni economiche, del tutto inconsistenti, per mettere mani su pezzi del sistema istituzionale del Paese”.
(FONTE: Adnkronos)
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