Pensioni: l’ INPS dice no alla rivalutazione

I Consulenti del Lavoro rendono noto che la Corte Costituzionale era intervenuta con la sentenza n.70/2015 per giudicare illegittimo il blocco della perequazione dei trattamenti pensionistici di importo superiore a 1.443 euro per gli anni 2012 e 2013.

12 Gennaio 2017
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Con comunicato del 11/01/2017 i Consulenti del Lavoro rendono noto che la Corte Costituzionale era intervenuta con la sentenza n.70/2015 per giudicare illegittimo il blocco della perequazione dei trattamenti pensionistici di importo superiore a 1.443 euro per gli anni 2012 e 2013.
Così con l’entrata in vigore del decreto legislativo n. 65/2015 si è cercato di dare attuazione alla pronuncia della Consulta individuando una modalità di calcolo per restituire gli arretrati ai pensionati aventi diritto e rispondere, così, sia alle esigenze di equilibrio della spesa pubblica sia ai principi enunciati dalla Corte Costituzionale.

Il provvedimento, in realtà, ha introdotto due nuove discipline:

  • una per la sistemazione delle mancate rivalutazioni per il biennio 2012-2013;
  • un’altra sugli effetti per gli anni successivi, dal 2014 al 2016.

Il decreto, quindi, non ha ripristinato in pieno la perequazione delle pensioni, ma ha dettato nuove regole per la rivalutazione (ridotta) delle pensioni “tenendo conto” di quanto affermato dalla Corte Costituzionale.

Numerosi, quindi, i pensionati che hanno fatto richiesta alle sedi territoriali Inps per la piena applicazione della sentenza e che adesso si vedranno recapitare dall’Istituto un messaggio con esito negativo.

Secondo quanto anticipato da Italia Oggi, l’Inps sta per inviare un messaggio a coloro che hanno richiesto la perequazione delle pensioni per gli anni 2012-2015 precisando che la richiesta, pervenuta a seguito della sentenza n.70/2015 “non può essere accolta in quanto l’Istituto ha già pienamente adempiuto dando puntuale esecuzione alle previsioni contenute nel dl n. 65/2015 convertito in legge n. 109/2015 che disciplinano la materia”.

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