Il demansionamento non giustifica il lavoratore che smette di recarsi al lavoro

La S.C. torna ad occuparsi di un tema di particolare delicatezza e denso di implicazioni che, dalla gestione del rapporto di lavoro per così dire ordinaria, sconfina sovente nell’esercizio del potere sanzionatorio.

9 Marzo 2018
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La S.C. torna ad occuparsi di un tema di particolare delicatezza e denso di implicazioni che, dalla gestione del rapporto di lavoro per così dire ordinaria, sconfina sovente nell’esercizio del potere sanzionatorio.
Ci si riferisce a quella particolare modalità di autotutela prevista nel diritto dei contratti ex art. 1460 c.c., pacificamente applicabile al rapporto di lavoro – anche quello alle dipendenze della P.A. – seppur con le cautele che la giurisprudenza ha enucleato nel corso degli anni.
Non è superfluo sottolineare che la tematica, di particolare complessità ove si confronti, come nella fattispecie che occupa, con l’applicazione di una sanzione espulsiva, è non di rado oggetto d’esame da parte della sezione Lavoro della Cassazione.
Invero, nell’ambito di un rapporto giuridico articolato, come il rapporto di lavoro subordinato, nel quale le dinamiche si sovrappongono e sono di complessa ricostruzione, perché  rispondenti a logiche non di rado disomogenee, viene sovente fatto richiamo al principio in parola soprattutto da parte del lavoratore subordinato, non sempre in maniera appropriata, come dimostra l’elevato tasso di litigiosità in subjecta materia.

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