IL DIMAGRIMENTO degli uffici della Pubblica amministrazione sta diventando realtà. In due anni, tra il 2011 e il 2012, il numero degli occupati è calato di 120mila unità (-3,5%), soprattutto dovuto al blocco del turnover. Ora, con una circolare, il ministero della Funzione pubblica ha avviato il prepensionamento di quasi 8mila dipendenti, da completare nei prossimi mesi. Ma il colpo a sorpresa potrebbe arrivare con la legge di Stabilità, in autunno. Il Governo sta pensando di inserire un maxi-piano che allargherà il pensionamento anticipato (e agevolato) a tutti i dipendenti pubblici. Facilitando una fuoriscita di personale che potrebbe favorire la rIstrutturazione radicale della Pa. Il primo passo è arrivato con una circolare messa a punto dalla Funzione pubblica pochi giorni fa: in applicazione dei principi della spending review ai dipendenti pubblici, si stabilisce che i dipendenti in eccesso rispetto alle piante organiche possono essere messi prima in mobilità e, poi, eventualmente prepensionati. LA MOBILITÀ riserverà all’interessato l’80% dello stipendio per due anni. Dopo, il lavoratore dovrà ricollocarsi in un’altra amministrazione o accettare il prepensionamento. In alternativa sarà a rischio licenziamento. Secondo i calcoli, la circolare riguarda 7.800 statali ai quali, in questo modo, saranno applicate le norme precedenti la legge Fornero entro la fine del 2013. Gli uffici più coinvolti saranno quelli del ministero della Difesa e dell’Inps, ma ci sono anche gli enti pubblici non economici, come Aci e Istat. Sulla linea della circolare si sta tentando di giocare la carta di una grande pulizia tra i dipendenti pubblici. Nella legge di Stabilità, secondo le indiscrezioni che circolano in questi giorni, potrebbe essere inserita una norma che introduce per chi lavora nella Pa la possibilità di giovarsi del prepensionamento. Il requisito di età dovrebbe essere pari ad almeno 58 anni mentre sui contributi versati si sta ancora ragionando, ma saranno in una forbice compresa tra i 30 e i 35 anni. Gli effetti della riforma potrebbero essere devastanti: la platea potenziale di soggetti che potrebbero usufruire di questo scivolo nei prossimi anni è vastissima. Secondo la Ragioneria generale dello Stato, quelli con almeno 55 anni sono oltre 760mila, il 60% sono donne. A loro sarebbe ridotto il trattamento previdenziale del 10% rispetto a quello che prenderebbero a fine carriera. LA SOLUZIONE, però, non piace a tutti. Il ministero della Funzione pubblica l’ha proposta, dopo averne discusso con diverse amministrazioni locali che l’hanno richiesta negli ultimi mesi. Al dicastero guidato da Gianpiero D’Alia piace il fatto che questa potatura favorirebbe l’innesto di giovani, la stabilizzazione di precari e un rapido lavoro di efficientamento della Pa, aumentandone immediatamente la produttività. Il ministero dell’Economia, dal canto suo, non è però convinto dei risparmi dell’operazione. Se nel medio e lungo periodo sono indubbi, nel breve si rischia la fuga dagli uffici pubblici, con una conseguente emorragia di denaro. E questo, nei prossimi mesi, non sarebbe auspicabile.
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