Anticorruzione, manca il software Patroni Griffi rinvia la schedatura

Marcello Serra 26 Gennaio 2013
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L’Anticorruzione inciampa sul software. A due mesi dall’entrata in vigore della legge, il ministero della Funzione pubblica si è reso conto di non avere un sistema di rilevazione telematica adeguato a raccogliere i dati per il previsto controllo sugli incarichi fiduciari. Ovvero quelli affidati da organi politici a dirigenti pubblici.

In attesa che il sistema sia implementato, il ministro Filippo Patroni Griffi ha così rinviato agli inizi di marzo la raccolta delle informazioni che la legge prevedeva fossero trasmesse entro il 31 gennaio. L’obbligo riguarda anche le aziende partecipate, e probabilmente regioni ed enti locali. Obiettivo: rafforzare sempre di più la separazione tra potere politico e burocratico, oltre a verificare eventuali abusi, anche nel ricorso a contratti atipici. Ma a frenare l’attuazione di questo pezzo della legge anticorruzione non c’è solo l’inadeguatezza del software. Il problema è capire anche cosa voglia dire la norma quando si riferisce «alle posizioni dirigenziali attribuite a persone anche esterne alle pubbliche amministrazioni, individuate discrezionalmente dall’organo di indirizzo politico senza procedure pubbliche di selezione». Già, perché l’espressione «persone anche esterne» potrebbe includere i dirigenti interni ma che hanno ricevuto incarichi fiduciari senza concorso, come i segretari generali. E poi quasi mai vengono avviate «procedure pubbliche di selezione» per l’assegnazione a esterni di contratti di diretta collaborazione. Insomma, c’è bisogno di fare chiarezza, tanto che da palazzo Vidoni hanno già annunciato, sempre per gli inizi di marzo, una circolare esplicativa.

Quello che è certo è che i dati da elaborare saranno una marea. Una incombenza cui il ministero deve far fronte a invarianza di spesa, precisa la legge. Meglio allora prendere tempo, per attrezzarsi e capire cosa fare, anche in base ai dubbi che le stesse amministrazioni sono chiamate a indicare. Probabile che il dossier vada in eredità al prossimo governo.

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