Appalti, si cambia: Bologna scavalca il Jobs act e riattiva l’articolo 18

Sui lavori pubblici via il requisito del massimo ribasso: “Un impegno che avevamo preso con Don Ciotti”. E sui contratti restano le tutele di prima. I sindacati applaudono

Marcello Serra 7 Luglio 2015
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Un accordo per evitare distorsioni negli appalti affidati dal Comune di Bologna e delle sue società controllate, che viene firmato per la prima volta assieme da sindacati e imprese. E che suscita l’apprezzamento di tutti ma in particolare di Cgil e Cisl, secondo cui “questa intesa neutralizza il Jobs act”. “È stata accolta la proposta che avevo lanciato alla manifestazione di don Luigi Ciotti, ora vogliamo estenderlo anche agli altri Comuni della città metropolitana”, spiega il sindaco, Virginio Merola, che dal palco di Libera in marzo aveva annunciato un testo che puntasse sulla legalità nell’intricato mondo degli appalti.

Stop al massimo ribasso. Dopo mesi di trattative, ieri, lo hanno sottoscritto tutti: Comune, sindacati, industriali, costruttori, cooperative e artigiani. L’accordo ha validità triennale, sostituisce quello firmato nel 2005 da Sergio Cofferati con i sindacati e punta sui quattro temi: la legalità, la tutela del lavoro, i tempi certi per il pagamento alle aziende e il sostegno alle imprese di qualità. Prevede l’abbandono delle gare al massimo ribasso in favore dell’offerta economicamente più vantaggiosa, che riserva meno peso al prezzo delle offerte, e poi il riconoscimento nei bandi di gara del rating di legalità delle imprese, aprendo inoltre alla co-progettazione del welfare con utenti e aziende del settore, il cosiddetto “sistema-Brescia”.

“Salvo” l’articolo 18. Inoltre, verrà inserito un “curriculum di reputazione” per premiare le imprese più virtuose. Al capitolo lavoro si prevede il rispetto dei contratti nazionali e della clausola sociale, che garantisce in caso di cambio d’appalto il passaggio di tutti i dipendenti, riservando più punti a chi assume lavoratori svantaggiati. Ma il passaggio avverrà con l’obiettivo “del mantenimento dei diritti e delle condizioni retributive di provenienza dei lavoratori”, si legge nell’accordo. Compreso articolo 18 e altri diritti: quanto basta alla Cgil per dire che “il Jobs Act qui è stato neutralizzato”.

“A noi il Jobs act non basta”.Non bisogna togliere diritti “ma creare buona occupazione”, spiega Sonia Sovilla, del sindacato. E anche il segretario della Cisl Alessandro Alberani sottolinean “che l’accordo garantisce una clausola che nel Jobs Act non c’è”. “A noi il Jobs Act non basta, a Bologna puntiamo su appalti di qualità”, rinforza l’assessore Matteo Lepore. Mentre per il sindaco l’intesa potrebbe servire da modello per Stefano Bonaccini, che sta lavorando al Patto sul lavoro. “Credo che la Regione possa prendere a riferimento questo accordo, su cui hanno convenuto tutte le parti sociali”, dice il sindaco.

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