E’ in dirittura d’arrivo la riforma della forestazione calabrese. È pronto il progetto di legge della giunta che abolisce anche le comunità montane. L’esecutivo ne prevede l’approvazione definitiva da parte del Consiglio regionale entro fine anno. La riforma coinvolge direttamente o indirettamente 9mila addetti, con costi annuali di oltre 270milioni a carico di Stato e regione. I contenuti della riforma sono stati preliminarmente illustrati ai ministri competenti, presso il dipartimento per gli Affari regionali della presidenza del consiglio. L’avallo del governo centrale è essenziale visto che contribuisce alla spesa per circa 60 per cento. Rispetto alla bozza circolata nel luglio scorso (vedi Sole 24 Ore Sud del 27 luglio 2011), c’è una maggior tutela contrattuale dei lavoratori. Risale al 2007 l’ultimo tentativo di dare al comparto un assetto organico ed efficiente, ma la legge di riforma è rimasta inattuata. Al centro del sistema immaginato dalla regione c’è il nuovo ente pubblico economico, l’Azienda regionale per la forestazione e per le politiche della montagna (Arfopom, nome provvisorio) che erediterà molte delle funzioni delle 20 comunità montane calabresi che saranno soppresse. Inoltre subentra nelle funzioni che avrebbe dovuto espletare l’Afor, l’Azienda forestale regionale (in liquidazione dal 2007). Prevenzione incendi, prevenzione e risanamento dei fenomeni di dissesto idrogeologico sono altre funzioni attribuite all’Arfopom. La proposta, inoltre, specifica che l’Arfopom, «impronta la propria conduzione anche in senso produttivo compresa la valorizzazione della filiera foresta-legno». L’Arfopom eredita pure il personale delle 20 comunità montane (425 addetti) e i circa 5.500 addetti dell’Afor, prevalentemente forestali. Il personale trasferito è posto in un ruolo speciale a esaurimento e permane nel proprio stato giuridico ed economico: il rapporto di lavoro è disciplinato da un contratto di lavoro del comparto pubblico. Una novità rispetto alla versione del progetto di legge diffusa nel luglio scorso, il quale prevedeva che «il rapporto di lavoro dei dipendenti del l’azienda sia disciplinato dai Ccnl dell’impiego privato». Agli eventuali neo assunti sarà applicato un contratto di natura privatistica. I circa 3mila operai idraulico-forestali gestiti dagli 11 consorzi di bonifica non sono coinvolti dalla riforma. La regione conta di continuare a ricevere sono 160 milioni annui di fondi statali per gli operai idraulico forestali. Poi si vuole il ripristino dei trasferimenti per il personale delle comunità montane, 9 milioni. Gli stanziamenti regionali per i forestali superano i 100 milioni l’anno. Ecco perché è previsto che l’azienda gestisca anche le risorse Ue 2007-2013. La possibilità di utilizzare fondi europei da anni è una sorta di pietra angolare, che permetterebbe al sistema di reggere, ma finora non è mai posizionata. Si ipotizzano anche entrate derivanti «dalle tariffe od i corrispettivi per i servizi», in passato inferiori all’uno per cento. A capo dell’Arfopom ci sarà un direttore generale, nominato dal presidente della regione: la carica è preclusa a chi ricopre o ha ricoperto incarichi in partiti e/o movimenti, sindacali o elettivi.
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