Dietro alla direttiva con il taglio alle auto di servizio della Presidenza del Consiglio, annunciato due giorni fa dal premier, si cela un piano ben più ambizioso e che prevede il blocco degli acquisti di nuove auto fino a tutto il 2015. Per i parchi auto in gestione, inoltre, si prevede un’ulteriore stretta sulle spese. Le nuove disposizioni sono contenute nel titolo primo della bozza di decreto legge in materia di “razionalizzazione delle pubbliche amministrazioni” che dovrebbe essere varato a fine mese, dopo un passaggio politico in cabina di regìa. Nella versione più avanzata del testo che è ancora in fase di elaborazione (e di cui Il Sole 24Ore è entrato in possesso) si sposta di un anno il blocco agli acquisti di nuove vetture che l’ultima legge di Stabilità fissava per fine 2014. Lo stop vale per tutte le amministrazioni centrali e periferiche, per le autorità indipendenti e la Consob. Per gestire le auto in dotazione, invece, non si potrà spendere più dell’80% di quanto speso nel 2012, comprendendo in questo vincolo non solo i costi sostenuti per gli ultimi acquisti, ma anche quelli per i noleggi, le manutenzioni e i buoni-taxi. Unica deroga ammessa per l’anno venturo riguarda i contratti di durata pluriennale già in corso, che saranno confermati. Chi violerà lo stop non solo si vedrà annullare l’atto di acquisto o di autorizzazione della maggiore spesa, ma incapperà anche in un illecito disciplinare. La sanzione prevista, per il dirigente responsabile, va dai mille ai 5mila euro, ed è applicata dalla sezione giurisdizionale regionale della Corte dei conti. È prevista, poi, una modifica del regolamento sull’utilizzo delle auto di servizio adottato nel 2011 (quello che prevede tra l’altro il censimento obbligatorio delle auto in dotazione alle amministrazioni) con l’obiettivo di ridurre ulteriormente il numero delle vetture e i loro costi di gestione. Nel decreto si rinvia anche a un Dpcm per l’adozione di «ulteriori misure» per la riduzione delle spese per le auto e si specifica che tutte queste nuove misure «costituiscono principi fondamentali di coordinamento della finanza pubblica ai sensi dell’articolo 117 della Costituzione». Ieri il ministro della Pa e delle Semplificazioni, Gianpiero D’Alia, ha ripetuto a Radio Anch’io, su Rai Uno, che «i costi che ancor oggi si sostengono per auto blu e di servizio, e per le consulenze, sono eccessivi: non possiamo permetterci come Stato oltre un miliardo di euro per le auto e oltre un miliardo e 250 milioni di euro per le consulenze». Ovvio, ha concluso D’Alia, che il Governo si pone il problema di come intervenire «e una decisione sarà assunta in Consiglio dei ministri». Tre i dati emersi dai censimenti su auto blu e auto di servizio, ha poi spiegato il ministro, che spingono il governo a intervenire: «il primo è che il 30% delle amministrazioni non risponde e non fornisce i dati; il secondo è che i costi rispetto ai dati in possesso del nostro Dipartimento complessivamente, tra amministrazioni statali, regionali e locali, vanno oltre un miliardo di euro; il terzo che il rapporto tra auto blu e auto di servizio, soprattutto nel Sud, è ancora oggi sproporzionato». Dopo la pubblicazione dei dati di monitoraggio di luglio elaborati da FormezPa per il Dipartimento Funzione pubblica sulle auto pubbliche, la Corte dei conti, che aveva già aperta una propria indagine su questa voce di spesa, ha chiesto a tutte le amministrazioni centrali il dettaglio dei costi sostenuti nel 2012. Nella bozza del decreto in elaborazione c’è anche una norma che taglia del 20% (rispetto al 2012) la spesa annua che le amministrazioni possono sostenere per «studi e incarichi di consulenza», inclusi gli incarichi conferiti a dipendenti pubblici. I contratti di conferimento incarichi dovranno inoltre essere registrati in un unico capitolo di spesa pena la nullità.
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