A prevederlo è il dpcm 12 gennaio 2012, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 85 dell’11 aprile, e immediatamente vigente.
Il nuovo provvedimento si è reso necessario a seguito dell’ordinanza n.
4139/2011 del Tar Lazio (si veda ItaliaOggi del 14/1/2012) che aveva ordinato di estendere a regioni, enti locali e organi costituzionali le nuove regole sull’utilizzo delle auto di servizio introdotte dal dpcm del 3 agosto 2011 per le sole pubbliche amministrazioni.
Il nuovo dpcm prevede che gli assegnatari di autovetture in uso non esclusivo dovranno utilizzarle solo per «casi di effettiva necessità legati a inderogabili esigenze di servizio».
In alternativa, dovranno essere utilizzati i mezzi pubblici quando garantiscono risparmi per la pubblica amministrazione.
Scompare dunque il riferimento all’«uguale efficacia» del trasporto pubblico che avrebbe potuto legittimare un abuso delle auto blu a svantaggio dei primi.Le modifiche volute dal ministro della funzione pubblica, Filippo Patroni Griffi, e dal premier Mario Monti accolgono i rilievi del Codacons e dell’Associazione utenti del trasporto marittimo, ferroviario a cui il Tar Lazio ha dato ragione giudicando «irragionevole e illogica» la disparità di trattamento contenuta nel dpcm firmato da Brunetta il 3 agosto scorso.
I giudici amministrativi hanno invitato palazzo Chigi a riesaminare il dpcm visto il «considerevole onere derivante per le finanze pubbliche dall’utilizzo dei mezzi di servizio proprio con riferimento a regioni ed enti locali».
Delle 72 mila vetture di servizio stimate da Brunetta potrebbero essere circa 60 mila quelle a disposizione degli enti territoriali per un costo di 1,3 miliardi di euro l’anno che il governo Monti si attende dunque di risparmiare.Tra le altre novità la previsione che gli acquisti di autovetture da parte delle pubbliche amministrazioni debbano essere immediatamente comunicate alla presidenza del consiglio e non più entro 30 giorni come precedentemente previsto.
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