Ridurre la «frammentazione» dei concorsi per accedere alla pubblica amministrazione, indicendoli «con cadenza periodica» e mirando ad «attrarre giovani eccellenze», perché allo stato servono «ingegneri, geologi, matematici, statistici, oltre che giuristi» per modernizzarsi.
E convocare «un tavolo con regioni ed enti locali e con le organizzazioni sindacali per trovare un accordo complessivo, che riguardi tutto il settore, sul modello contrattuale e la contrattazione di secondo livello». Parola di Filippo Patroni Griffi, ministro della funzione pubblica da meno di un mese, audito ieri dalle commissioni congiunte affari costituzionali e lavoro della camera.
«Sono consapevole che, in futuro, il numero degli ingressi del personale sarà più contenuto che in passato», ma non si pensi che sia un limite, bensì «una ragione in più per puntare su meccanismi selettivi mirati, su profili di qualità e su specialismi tecnici»; saranno, quindi, le nuove leve, ha aggiunto, a costituire «la classe dirigente al servizio delle istituzioni», seguendo principi meritocratici. A loro, però, andranno fornite garanzie ben precise: le procedure «corso-concorsuali» dovranno effettuarsi ciclicamente, in modo da rendere «appetibile l’appuntamento ai giovani laureandi e laureati, motivandoli, già prima dell’ingresso, a svolgere un percorso formativo basato sulle problematiche e sulle esigenze dell’amministrazione pubblica». E lo stesso mondo universitario dovrà essere coinvolto perché occorrerà rimodulare, rispettando l’autonomia degli atenei, i corsi di formazione; grazie a un «intelligente coordinamento» di tutti i soggetti che terranno i corsi, sarà possibile anche «evitare possibili duplicazioni di attività, oltre che non consentiti dispendi di energie e risorse» che, com’è noto, ha evidenziato il ministro, sono «sempre più limitate e contenute».
Il passo successivo sarà la riqualificazione dei dipendenti, in caso di mobilità. Un’attività che, secondo Patroni Griffi, sarà realmente efficace soltanto se calibrata «sui compiti e le mansioni da svolgere» ed effettuata «di continuo a seconda delle esigenze dell’amministrazione». Accrescere e diversificare le competenze del personale del comparto pubblico si rivelerà, inoltre, «tanto più impellente nei casi in cui si dovrà fare ricorso alla mobilità guidata, volta ad assicurare quelle ricollocazioni produttive imposte dagli ineludibili processi di riorganizzazione e accorpamento delle strutture».
Quanto, invece, all’inquadramento, il responsabile del dicastero della funzione pubblica ha annunciato di voler incontrare in tempi rapidi enti locali e sindacati per concertare una strada comune sia sul modello, sia sulla contrattazione territoriale, o di secondo livello. Nelle intenzioni del ministro, infatti, è necessario tendere a una formula «che consenta di considerare unitariamente, pur nelle specificità, il lavoro pubblico nelle amministrazioni centrali e quello prestato nelle sedi regionali e locali» e, nell’attuale crisi economica, che mette un freno allo sviluppo della contrattazione nazionale, quella di secondo livello può, al contrario, diventare «uno strumento utile per riattivare i meccanismi di incentivazione all’interno delle amministrazioni e rendere concreta la politica meritocratica».
E, considerando il protrarsi della congiuntura negativa, ha proseguito dinanzi ai deputati della I e XI commissione di Montecitorio, la contrazione delle uscite statali e la quantificazione del fabbisogno «devono essere effetti non meramente contabili, ma di vero riassetto organizzativo», pertanto ci si concentri «su una spending review (la revisione della spesa, ndr) che miri a un’ottimizzazione delle risorse, anche attraverso un arretramento del pubblico in settori che possano essere lasciati all’autonomia dei privati», salvaguardando comunque i diritti della collettività. Una battuta, infine, sulla previdenza complementare: c’è scarsa adesione fra i lavoratori della p.a. perciò Patroni Griffi ha ipotizzato futuri interventi per stimolare l’adesione.
Simona D’Alessio
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