Confindustria: primo passo, ora riorganizzazione della Pa

Le spa locali. «Lascia perplessi il passo indietro sulle società in house» IL DOCUMENTO Da Confindustria, Abi, cooperative, Ania e Rete Imprese Italia appello per un nuovo «patto per l’Italia, l’Europa e l’euro»

Marcello Serra 1 Agosto 2012
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Il provedimento sulla spending review è un primo passo per la razionalizzazione della spesa. Però bisogna andare avanti: «Il generale contenimento dei costi ha prevalso sulla necessità di interventi di riorganizzazione delle Pubbliche amministrazioni, centrali e locali», sottolinea il comunicato di Confindustria diffuso ieri pomeriggio, dopo la fiducia al Senato sul provvedimento, attribuendo la causa di questo risultato anche al poco tempo a disposizione che ha avuto il governo per agire.
«Lascia perplessi il passo indietro sulle società in house», dice Confindustria, insistendo che il «governo non rinunci all’obiettivo di aprire alla concorrenza e al mercato importanti settori economici, pure nei limiti tracciati dalla Corte Costituzionale», e sottolinea come emblematico il caso della sanità, «dove i risparmi di spesa peseranno ancora una volta prevalentemente sul settore produttivo privato, con ricadute negative sugli investimenti e sull’occupazione».
In ogni caso da viale dell’Astronomia si dà atto al governo di aver «cercato di intervenire con metodo sulla spesa pubblica, con l’obiettivo di razionalizzarla e di evitare ulteriori aumenti della pressione fiscale». Ma, appunto, si tratta di un primo passo: a regime «il processo di revisione della spesa dovrà diventare continuativo e sistematico e soprattutto puntare alla riduzione del carico fiscale».
Europa e i “compiti a casa” che il nostro paese dovrà fare, a partire dal controllo dei conti pubblici, oltre al rilancio della competitività, fanno parte dei 10 punti del documento che oggi il mondo delle imprese presenterà in una conferenza stampa, nella sede dell’Abi. Confindustria, Abi, Alleanza delle coop, Ania, Rete Imprese Italia lanceranno un appello a governo e ai partiti per un nuovo «patto per l’Italia, l’Europa e per l’Euro», facendosi sentire con una sola voce.
Nel testo sono messe nero su bianco una serie di proposte che riguardano la Ue ed un suo maggiore consolidamento, per superare i nazionalismi e andare verso gli Stati Uniti d’Europa, e le misure che dovrà prendere l’Italia per ricominciare a crescere. Ci sarà un pressing per ulteriori riforme strutturali, che possano consolidare la credibilità del paese ed essere di stimolo al rilancio della competitività della nostra economia, con un focus su strumenti e obiettivi per il risanamento dei conti pubblici.
Un documento preparato con spirito «assolutamente propositivo» e che si inserisce nel lungo elenco di posizioni comuni che sono state prese nell’ultimo anno: gli appelli unitari fatti nell’agosto dell’anno scorso, nel momento più drammatico della crisi, il documento sulla crescita del settembre dell’anno scorso, con misure dettagliate su fisco, pensioni, Pubblica amministrazione, ricerca e innovazione, la lettera aperta a Josè Manuel Barroso, prima del vertice Ue del 28-29 giugno, in cui si chiedeva più Europa e un ruolo più forte della Bce.
Uno dei punti che riguarda l’azione del governo è proprio la razionalizzazione della spesa. Tornando alla sanità, nel cominicato diffuso ieri si sollecita un «ripensamento complessivo del sistema sanitario, come pure un’efficace azione di revisione della spesa a livello regionale e locale, anche per conseguire livelli più elevati di efficienza e produttività dei servizi».
In questo senso per Confindustria è «positivo l’avvio di un percorso di riduzione delle piante organiche degli uffici pubblici e riordino delle Province. Si tratta di interventi che, per avere un impatto sensibile in termine di efficienza della Pa richiedono una rigorosa fase attuativa».
È un punto, questo, su cui il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, insiste da tempo ed ha definito la semplificazione burocratica ed una maggiore efficienza della macchina statale la «madre» di tutte le riforme. «Positive» scrive la nota sono anche le premesse sulle dismissioni del patrimonio immobiliare e l’avvio delle cessioni di partecipazioni dello Stato, cui deve seguire «una più ampia operazione destinata a ridurre sensibilmente il debito pubblico».

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