Contratti pubblici, il 17 dicembre tavolo Aran e sindacati, verso l’ipotesi di quattro comparti

Marcello Serra 9 Dicembre 2015
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L’ipotesi di ridurre da 11 a tre i comparti del pubblico impiego sembra tramontare: a una settimana dal nuovo incontro tra Aran e sindacati, fissato per il 17 dicembre, il numero da cui ripartire, dopo il gelo dell’ultima riunione, dovrebbe essere quattro. Il presidente dell’Agenzia negoziale, Sergio Gasparrini, ha preso atto «delle difficoltà emerse nel proporre una riduzione a tre», per cui ha spiegato che «un equilibrio si potrebbe trovare con un’ipotesi a quattro».
La ridefinizione della nuova geografia dei comparti, dettata dal dipartimento della Funzione pubblica in applicazione della riforma Brunetta, è un passaggio fondamentale prima della riapertura della trattativa sui contratti sbloccati dalla manovra con la dotazione di 300 milioni per le nuove intese.

La riforma Brunetta 
La drastica riduzione dei comparti di contrattazione è stata prevista direttamente dal Dlgs n. 150/2009: l’articolo 54 ha modificato l’articolo 40 del Dlgs n. 165/2001 (testo unico sul pubblico impiego) sostituendo i primi tre commi. Quindi ora al comma 2 dell’articolo 40 si legge che: «Tramite appositi accordi tra l’Aran e le Confederazioni rappresentative, secondo le procedure di cui agli articoli 41, comma 5, e 47, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, sono definiti fino a un massimo di quattro comparti di contrattazione collettiva nazionale, cui corrispondono non più di quattro separate aree per la dirigenza». La linea più restrittiva indicata all’Aran dalla Funzione pubblica sembra dunque allungarsi verso il numero massimo stabilito dalla riforma Brunetta.

I quattro comparti 
Se nell’ipotesi a tre due settori venivano riservati a scuola e sanità per la loro «specificità» lasciando al terzo grande comparto il compito di convogliare tutti i ministeri, agenzie fiscali, regioni ed enti locali, ora nella “formula” a quattro si prospetta una possibile distinzione tra amministrazioni locali e centrali. Il presidente Sergio Gasparrini non si sbilancia sulla composizione dei nuovi comparti ma sottolinea che si potrebbe pensare alla formula «poteri centrali, poteri locali, scuola e sanità». Tuttavia da parte dell’Aran non ci sono preclusioni rispetto ad altre combinazioni, tra cui quella che tiene distinto il settore università e ricerca.

Nuovo appuntamento 
La prossima riunione tra Aran e sindacati diventa così un appuntamento cruciale anche se non risolutivo. Oltre ai problemi di rappresentatività delle sigle settoriali che con questo nuovo riassetto potrebbero non raggiungere i numeri necessari per partecipare alle trattative, resta il nodo dei 300 milioni messi sul tavolo dal Governo per sbloccare i contratti, una dotazione che da subito è stata recepita dai sindacati come una «provocazione».
Ecco dunque che servirà ancora del tempo per raggiungere un accordo e probabilmente nella riunione della prossima setimana ci si darà appuntamento per un nuovo incontro a gennaio.

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