Dalla spending review stretta sui dipendenti alle autonomie locali

Marcello Serra 3 Luglio 2012
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L’ipotesi di ricorrere a una deroga alla riforma Fornero per ridurre i perimetri occupazionali della Pa pre-pensionando dirigenti e dipendenti che hanno maturato i vecchi requisiti dovrebbe garantire l’efficacia del provvedimento anche sulle Regioni, le Province, i Comuni, gli enti di ricerca e le università, le cui piante organiche non potrebbero viceversa essere amputate per decreto. È uno dei “punti fermi” cui sarebbero giunti ieri i tecnici della Funzione pubblica dopo l’ennesimo incontro con i colleghi dell’Economia e un successivo vertice interministeriale. Una strada che consentirebbe di declinare subito, per l’intera Pa, la riduzione strutturale del 20% delle dotazioni organiche dei dirigenti (che potrebbe essere praticata subito) e del 10% dei dipendenti dei vari comparti (che seguirebbe in una seconda fase). Il “pacchetto statali” si completa con tutte le misure finora anticipate: il tetto sui buoni pasto, i permessi, i distacchi, le consulenze e (forse) anche agli incarichi dirigenziali a contratto, per concludere con le consulenze e le auto blu.

Altro punto fermo del decreto che si va stabilizzando in vista del Consiglio dei ministri di fine settimana riguarda la sanità. In questo settore di spesa si prevede una stretta per l’acquisto di beni e servizi sopra quota di asl e ospedali e i nuovi tetti sulla spesa farmaceutica, con la conferma anche dell’adozione di prezzi di riferimento per le forniture principali. Il controllo sugli acquisti è l’altro cuore del provvedimento messo a punto dal commissario Enrico Bondi e che punta su una razionalizzazione degli acquisti della Pa con il passaggio al «metodo Consip» generalizzato, mentre oggi la «spesa presidiata» di questa società del Mef non supera un terzo del totale.

Ieri fonti di palazzo Chigi confermavano anche l’intervento di ridisegno della geografia giudiziaria con il taglio di 33 Tribunali, 37 Procure e 220 sezioni distaccate, anche se si tratta di uno dei dossier su cui si concentrano le tensioni maggiori da parte della maggioranza parlamentare che ha già bloccato il taglio di 674 uffici dei giudici di pace decisi a gennaio. Altro intervento pronto e ora al vaglio politico finale è quello sulle province. Dovrebbero esserne cancellate almeno 42 su 107. Il taglio però potrebbe essere più pesante. A scomparire dovrebbero essere tutte quelle prive di almeno due dei tre criteri fissati dai tecnici: popolazione oltre i 350mila abitanti; estensione superiore ai tremila chilometri quadrati; presenza di almeno 50 municipi. Ma si valuta anche l’ipotesi di arrivare a una sessantina, convincendo le Regioni a statuto speciale e inglobando le 10 città metropolitane.

L’altra operazione «già chiusa», stando alle conferme circolate ancora ieri, riguarda poi il giro di vite sulle società interamente controllate dallo Stato.Con la riduzione a soli 3 membri dei consigli di amministrazione di tutte le società non quotate il Governo procederà al taglio di circa il 30% delle attuali poltrone. E il conto potrebbe essere anche più elevato se si considera che la stretta prevede che almeno due dei tre consiglieri siano nominati tra il personale interno dell’amministrazione vigilante. Solo il presidente potrà arrivare dall’esterno. A queste società verrà chiesto poi di adeguarsi ai limiti di assunzioni già in vigore per le amministrazioni vigilanti, così come di sterilizzare ai valori 2011 le buste paga dei dipendenti. A completare il quadro ci sarebbe infine la messa in liquidazione di tutte le società “in house” che svolgono servizi esclusivamente per l’amministrazione vigilante.

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