Inserire nel maxiemendamento del governo alla legge di stabilità la mobilità per i dipendenti pubblici sarebbe “una norma inutilmente punitiva”. Lo dichiara a LABITALIA Gianni De Nichilo, responsabile del servizio sindacale della Uil Pubblica Amministrazione, che precisa: “Intanto bisogna dire che la mobilità per il pubblico impiego, intesa come trasferimento da un posto all’altro sia nell’ambito della stessa amministrazione sia in altri uffici dello stesso comparto, è già prevista dal decreto legge 165 del 2001”.
“A questo punto -spiega il sindacalista- l’unica cosa che potrebbe fare il governo può essere quella di superare i vincoli che la legge 165 mette a garanzie del lavoratore sull’applicazione della mobilità per il pubblico impiego. In alcuni casi si tratti di una semplice informativa preventiva inviata alle organizzazioni sindacali, in altri di un vero e proprio esame congiunto del caso”.
Non solo, dice De Nichilo: “Anche il licenziamento per gli statali esiste già. Si chiama ‘messa in disponibilità’, e l’amministrazione vi può ricorrere in una situazione di conclamato esubero, e dopo che il dipendente si sia rifiutato più volte di spostarsi in un altro ufficio. Le norme già esistono -ribadisce- ma non sono mai state applicate forse per carenze gestionali o politiche”.
Insomma, aggiunge De Nichilo, “se si vogliono spostare le persone da un posto all’altro come pedine, è chiaro che noi siamo fortemente contrari”.
E poi, sostiene il sindacalista, non si capisce il perché di una simile scelta in un emendamento alla legge di stabilità. “Forse è per dare un segnale all’Europa, ma è chiaro -avverte- che da questa scelta non escono i risparmi per la pubblica amministrazione”.
Per risparmiare in termini di spesa pubblica, conclude De Nichilo, “bisogna agire sugli sprechi, sui benefit, sui vitalizi e sui 2,5 mld all’anno spesi dalla P.a. per consulenze, che per la gran parte sono del tutto inutili”.
(FONTE: Adnkronos)
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