«Ci preoccupa molto la prospettiva di un ennesimo mancato rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici — dice il segretario aggiunto della Uil, Carmelo Barbagallo —. Oggi, lo Stato è il peggior datore di lavoro del nostro Paese: si può decidere come e cosa contrattare, ma non si può negare la contrattazione». La previsione contenuta nel Def è arrivata come una doccia fredda per i lavoratori del pubblico impiego e i sindacati che si stanno battendo per ottenere lo sblocco immediato dei contratti. Il ragionamento proposto dal ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia, che in fondo gli 80 euro di taglio delle tasse per i lavoratori dipendenti con un stipendio fino a 1.500 euro che scatterà a maggio equivalgono a un rinnovo contrattuale, è già stato respinto al mittente dai sindacati.
Secondo l’ultimo Rapporto dell’Aran (l’agenzia governativa per la contrattazione nel pubblico impiego), dal 2010 a oggi la forbice tra le retribuzioni pubbliche, tradizionalmente più ricche, e quelle private si è praticamente chiusa. Nel 2010 la retribuzione contrattuale media pro-capite per impiegati e quadri nel pubblico impiego era di 27.472 euro lordi contro i 25.531 euro nel privato. Nel 2013 lo scarto si era ridotto a meno di 500 euro: 27.527 euro nel pubblico contro 27.044 nel privato.
Dipendenti Pubblici, niente Aumenti in busta Paga fino al 2020
Prevista solo l’indennità di vacanza contrattuale
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