“Il coordinamento, a cui sono intervenuti molti dirigenti di tutti gli enti locali della Regione, ha evidenziato la peculiarità della scelta confederale della Cgil nella rappresentanza nel settore pubblico della dirigenza, una scelta non facile, che contiene elementi di conflittualità tra categorie di lavoratori, ma che è insita nella scelta stessa di confederalità. Si è evidenziata la volontà della dirigenza di rendersi disponibile, in questo momento di grave crisi che interessa il nostro Paese e anche la nostra Regione, a sacrifici, partendo però dal rispetto dei diritti contrattuali, sia normativi che economici. Peraltro, va sottolineato il fatto che il numero dei dirigenti, con un’impostazione generale condivisa dalla Cgil, è costantemente e significativamente diminuito nel corso degli anni”, aggiungono i dirigenti sindacali.
“Si ricorda che lo stop contrattuale ha determinato il blocco della retribuzione, definendo una diminuzione del salario pari al 25% nell’arco di sei anni. Le retribuzioni della dirigenza degli enti locali (spesso rappresentate all’esterno senza distinzioni tra ‘netto’ e ‘lordo’) sono le più basse tra le quelle delle categorie pubbliche e, naturalmente, decisamente inferiori a quelle del privato, anche in presenza di forti livelli di responsabilità e di contenuti professionali”. Il coordinamento ha evidenziato la necessità di agire con una vera contrattazione anche nel settore della dirigenza, che rivendica un ruolo attivo nei processi di riorganizzazione dei servizi pubblici e della pubblica amministrazione, che spesso rimangono indefiniti per i tanti blocchi di potere interni. Riconoscere e valorizzare le professionalità esistenti all’interno degli enti significa garantire una partecipazione attiva dei dirigenti ai processi riorganizzativi, e garantire il pieno riconoscimento del ruolo”, concludono i sindacalisti della Fp Umbria.
(FONTE: www.rassegna.it)
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