Retromarcia sul Durt nel passaggio al Senato: dal governo arrivano rassicurazioni sull’intenzione di correggere o, quasi sicuramente, eliminare del tutto la norma sulla responsabilità solidale negli appalti che ha scatenato le proteste delle imprese.
In una giornata segnata ancora dall’ostruzionismo del M5S nell’Aula della Camera, con ordini del giorno e dichiarazioni di voto-fiume e via libera sul provvedimento finale che slitta a oggi, il documento unico di regolarità tributaria è stato il tema centrale.
Nata per semplificare, la norma si presenta infatti come un’enorme complicazione burocratica.
L’emendamento approvato in commissione, a firma del “grillino” Mimmo Pisano, introduce il Durt, acquisito dall’appaltatore per verificare la corretta esecuzione degli adempimenti fiscali del subappaltatore ed escludere in questo modo la responsabilità solidale.
Il viceministro all’Economia Stefano Fassina, che in commissione aveva dato parere positivo per il governo, spiega che la norma nasceva per essere «di supporto alle imprese» e prevedeva anche l’utilizzo «opzionale» di un portale predisposto dall’Agenzia delle entrate, ma senza registrazione del subappaltatore «vale la disciplina vigente».
Tuttavia, «per evitare dannose strumentalizzazioni», aggiunge, «ci fermiamo e discutiamo prima di andare avanti».
L’idea è «spostare la valutazione dell’intervento nei decreti attuativi della delega fiscale, dopo un passaggio di discussione con le rappresentanze delle imprese e dei lavoratori».
Passaggio che appare indispensabile, viste le reazioni del mondo imprenditoriale, da Ance a Confcommercio a Cna.
Il Durt – incalza il presidente dell’Ance, Paolo Buzzetti – aggiunge ulteriori oneri burocratici e rischia di bloccare i pagamenti alle imprese, già tartassate dallo Stato, senza aumentare l’efficacia dei controlli.
Siamo pronti a scendere in piazza».
Contro la norma si è schierato un fronte trasversale in Parlamento.
E a sorpresa lo stesso Beppe Grillo si è dissociato dall’emendamento presentato dal suo esponente della Camera.
Un post sul blog del leader M5S annuncia tre emendamenti soppressivi e, una settimana dopo l’approvazione, precisa che la norma proposta da Pisano è stata presentata «a livello personale, in quanto contrario allo spirito di aiuto alle pmi che ha sempre animato il M5S».
E oggi una delegazione del Movimento dovrebbe incontrare il premier Enrico Letta con la proposta di cessare l’ostruzionismo in cambio di uno slittamento del Ddl riforme costituzionali.
Il coro di no al Durt si è via via rafforzato.
Ad assicurare la retromarcia sono stati anche il ministro per la Pa e semplificazione Gianpiero D’Alia, il sottosegretario allo Sviluppo Simona Vicari, la vicepresidente del Senato Linda Lanzillotta.
L’intervento appare praticamente scontato, così come è probabile l’inserimento al Senato di modifiche anche su altri temi.
In prima fila la norma che esonera dal tetto agli stipendi dei manager le spa pubbliche non quotate che svolgono servizi di interesse generale.
Il fronte è molto caldo e l’assemblea di Fs che dovrebbe confermare Mauro Moretti a.d.
del gruppo è stata rinviata al 6 agosto proprio per attendere la soluzione.
Possibili interventi anche sull’anticipo del 10% ai fornitori di appalti con la Pa: si punta a renderlo obbligatorio e non più facoltativo.
Il Miur, inoltre, chiederà il ritorno alla formulazione originaria della norma sulle borse di studio per gli studenti meritevoli nel rispetto delle prerogative costituzionali in materia assegnate alle regioni.
DURT
Documento regolarità tributaria
È stato inserito a sorpresa, durante i lavori delle commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera, un emendamento che introduce il documento unico di regolarità tributaria per escludere la responsabilità solidale negli appalti.
Pioggia di critiche delle imprese e testo destinato a cambiare al Senato, con la probabile soppressione
APPALTI
Verso l’obbligatorietà
Tra le modifiche approvate in commissione alla Camera, c’è anche l’addio al divieto (introdotto dopo il periodo di Tangentopoli) di concedere un’anticipazione negli appalti pubblici.
Si tratta tuttavia di una facoltà.
Nel governo si valuta la possibilità di rafforzare l’intervento rendendolo obbligatorio
TETTO AI MANAGER
Limite alle retribuzioni
Al Senato potrebbe essere eliminata anche l’esenzione dal tetto di stipendio di 295mila euro per le retribuzioni degli amministratori delle Spa pubbliche non quotate che gestiscono servizi di interesse generale.
Un emendamento approvato in commissione alla Camera ha affidato al Mef il compito di decidere la soglia sulla base delle best practices internazionali
BORSE DI STUDIO
Più poteri alle Regioni
Sulle borse di studio agli studenti meritevoli il Miur chiederà di tornare alla formula originaria del decreto: non più bando e finanziamento statale ma risorse attribuite alle regioni che li distribuiranno in base alle graduatorie locali.
E potrebbe avere i giorni contati i 240 milioni stornati dalla quota premiale del Ffo e destinati alla Fondazione per il merito
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