Il Cdm potrebbe varare un primo decreto di tagli tra giovedì e venerdì da 5-7 miliardi a valere sul 2012. Poi un secondo provvedimento arriverebbe in estate e il resto dell’intervento sarebbe affidato alla Legge di Stabilità che sarà approvata in autunno. Sarebbe questo a quanto si apprende il calendario degli interventi che il governo sta mettendo a punto nel corso di una ‘girandola’ di incontri a Palazzo Chigi tra singoli ministri ed il premier, Mario Monti. Ma si sta ancora lavorando a diversi ‘scenari’ per definire il menù dei tagli da presentare alle parti sociali e agli enti locali. La tempistica dipenderebbe così anche dalla reazione di sindacati, imprese e amministratori locali e dal grado di ‘condivisione’ che si raggiungerà all’interno dell’esecutivo. Quando si tratta di tagliare ‘trovare la quadra’ è infatti decisamente difficile.
Nel mirino della spe4nding review ci sono gli statali, ma non va certo meglio al comparto Giustizia, dove l’annunciato taglio dei piccoli
tribunali sta già facendo agitare le acque. Resta poi sempre aperto il nodo della sforbiciata alle spese per la sanità per le quali arriva intanto un paniere di beni e servizi acquistati dal Servizio Sanitario nazionale pubblicato online dall’Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici (Avcp) al termine di un minuzioso lavoro di indagine. Obiettivo: razionalizzare la spesa dagli alimenti ai pazienti fino alle
lavanderie attraverso dei costi ‘convenzionalì, cioè validi per tutti.
Ma oltre alle sforbiciate mirate sui singoli settori non lascia certo sereni anche l’arrivo del ‘pacchetto-Bondi’: il supercommissario sta infatti lavorando al taglio degli acquisti di beni e servizi da parte di tutti i dicasteri. Insomma tagli a profusione soprattutto per evitare l’aumento di due punti dell’Iva a ottobre e per reperire risorse da destinare alle vittime del terremoto e, ad esempio, al rifinanziamento delle missioni internazionali. L’entità del primo decreto dovrebbe così essere tra i 7 e gli 8 miliardi. Risorse che servirebbero a centrare il pareggio di bilancio senza nuovi interventi fiscali (leggi Iva). E al momento – spiegano fonti dell’esecutivo – «il Governo è determinato ad andare avanti». Questo nonostante anche molti mal di pancia all’interno della maggioranza («non è accettabile toccare il sociale», dice il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani). Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, esprime infine una speranza: che con il taglio si reperiscano abbastanza risorse sia per abbassare la pressione del fisco, sia per reperire liquidità sufficiente a far ripartire la crescita.
Il Pd non vuole tagliare la spesa sociale mentre sul corposo dimagrimento della spesa pubblica che il governo va delineando in queste ore il leader Cisl Raffaele Bonanni, in sintonia con Cgil e Uil, minaccia: «Se occorrerà uno sciopero generale lo faremo». Per tutto il giorno, e ancora in serata, Monti procede nel suo lavoro istruttorio con diversi ministri. Ma il premier, con toni anche ruvidi, ricorda che i sacrifici di oggi sono figli delle leggerezze di ieri e invita i partii a comportarsi di conseguenza: . «Se per decenni – dice il premier – si indulge ad assecondare un superficiale ‘tiriamo a campare’ e a iniettare nella mente dei cittadini la sensazione che un Paese con mille risorse, compreso l’estro, possa non affrontare i seri problemi che altre nazioni hanno preso di petto, forse deve venire il momento in cui si affrontano i problemi». Non farlo è un danno non solo per l’economia ma per lo stesso sistema democratico: perchè, dice Monti, si dà l’idea che «la democrazia parlamentare non riesce a prendere decisioni di lungo periodo e si finisce per alimentare lo scetticismo dei cittadini verso quello che resta il miglio sistema politico del mondo».
Ma i partiti restano ugualmente in allerta sui tagli che non condividono. «Credo che nessuno auspichi l’aumento dell’Iva – ragiona o Bersani – e quindi dobbiamo trovare altre soluzioni, discutendo della spesa della pubblica amministrazione. Ma senza andare a toccare la sostanza e la risposta sociale. Siamo pronti a dare il nostro contributo da partito di governo che rifiuta ogni demagogia, ma che intende riferirsi sempre alla centralità della questione sociale e del lavoro». Il Pd chiede dunque di non essere mero spettatore.
E anche il Pdl non vuole firmare cambiali in bianco sulla spending review. «Il nostro atteggiamento è costruttivo e positivo – apre cauto il capogruppo dei deputati Fabrizio Cicchitto -, ma vogliamo conoscerla prima per poterci riflettere sopra. Vogliamo vedere la qualità e la quantità dell’intervento».
Fli e Udc si schierano invece, come di consueto, con Monti chiedendogli di non farsi condizionare. Dall’Idv arriva intanto la cruda accusa al premier di «far cassa irresponsabilmente sulla pelle dei lavoratori». Oggi c’è il vertice con le parti sociali («il governo si aspetta molto da questo incontro», olia gli ingranaggi il ministro Andrea Riccardi) e poi quello con gli enti locali, che implorano di limitare tagli a sanità e trasporti. Intanto il niet di Bonanni si somma a quello dei leader Cigl Susanna Camusso (che mette in guardia dai tagli lineari e chiede una stretta sulle consulenze), Uil Luigi Angeletti e Ugl Giovanni Centrella. «Se si faranno tagli tanto per farli – dice per tutti Bonanni – si faranno solo più guai. E a quel punto, faremo iniziative in tutta Italia e in tutte le città e ci regoleremo di conseguenza. Faremo quello che serve, fino ad arrivare a uno sciopero generale».
Deplora il Pdl Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera:«Uno sciopero? Dispiace che a lanciare l’idea sia l’amico Raffaele Bonanni…». Insomma, nonostante le borse in rialzo, lo spread in calo e le parole di ottimismo pronunciate nelle ultime ore da Monti («comincia a vedersi la luce in fondo al tunnel»), il clima è nervoso ed il passaggio per il governo stretto. «In maggioranza prevalga il senso della responsabilità», invita alla concordia il presidente del Senato Renato Schifani, alla vigilia del report di Monti in Parlamento sul Consiglio europeo e della mozione di sfiducia al ministro Elsa Fornero.
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