Le principali novità contenute nel testo della direttiva:
– Il lavoro agile dovrà diventare la modalità ordinaria;
– Le riunioni in via telematica devono diventare la norma;
– Deve essere garantito il massimo accesso ai servizi per via informatica.
La direttiva della Funzione Pubblica, tra le altre cose, chiarisce lo stop fino al 3 aprile ai concorsi pubblici (tranne quelli della sanità e quelli senza prove in presenza), alle riunioni e alle missioni in Italia e all’estero, con le sole eccezioni che andranno decise puntualmente dai vertici politici e amministrativi. Sulle presenze in ufficio, si chiede la definizione di contingenti minimi per le attività che non possono essere svolte a distanza, anche con turnazioni del personale interessato, e per il resto lo smart working in tutti i casi in cui sia (anche solo teoricamente) possibile e l’utilizzo di ferie, permessi e congedi ad ampio raggio.
Il testo della direttiva è prodromico a un articolato di legge, che sarà contenuto in un decreto legge anticrisi atteso in Consiglio di ministri nei prossimi giorni, e che blinderà con una norma primaria il tentativo di rivoluzione copernicana del pubblico impiego scritto nel D.P.C.M. firmato dal premier Conte l’11 marzo: per i dipendenti pubblici italiani, con le uniche eccezioni generalizzate di sanità e forze di sicurezza, lo smart working diventa la regola, e il lavoro tradizionale in presenza l’eccezione. Tutto questo fino all’archiviazione dell’emergenza sanitaria, che ci si augura avvenga entro la fine di aprile. Un’esperienza preziosa in un tempo difficile, che consentorà la raccolta di buone pratiche utili per rivoluzionare, in tempi ordinari, le modalità di lavoro nella Pubblica Amministrazione alla luce delle nuove tecnologie.
>> IL TESTO DELLA DIRETTIVA N. 2/2020.
>> IL DECALOGO DELLO SMART WORKER A CURA DI ERNESTO BELISARIO.
>> FOCUS SMART WORKING NELLA PA.
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