Gli enti locali sono, per ora, fuori dai tagli sostanzialmente lineari alle dotazioni organiche previste dal decreto sulla spending review in via espressa solo per le amministrazioni statali.Tuttavia, una cura dimagrante è egualmente prevista anche per comuni e province (in attesa del destino di queste ultime), attraverso un successivo decreto del presidente del consiglio dei ministri, da emanare entro il 31 dicembre 2012 d’intesa con Conferenza stato-città e autonomie locali.La spending review del supercommissario Enrico Bondi riprende, in parte, l’idea mai attuata contenuta nell’articolo 76, comma 6, del dl 112/2008, convertito in legge 133/2008: agganciare, cioè, le possibilità degli enti locali di ridurre in modo differenziato la spesa per il personale in servizio e di determinare le dotazioni organiche.Il dpcm cui rinvia la spending review avrà proprio il compito di definire «parametri di virtuosità» sulla base dei quali gli enti locali dovranno stabilire la dotazione organica ottimale, «in rapporto alla popolazione residente».Dunque, la spending review impone di abbandonare sia il criterio della storicizzazione della dotazione organica, sia quello dell’adeguamento delle dotazioni a particolari competenze che gli enti svolgano.Il dpcm stabilirà la media nazionale del personale in servizio presso gli enti, comprendendo nel numero anche i dipendenti presso le società di cui all’articolo 76, comma 7, terzo periodo, del decreto-legge 112/2008, cioè società a partecipazione pubblica locale totale o di controllo che sono titolari di affidamento diretto di servizi pubblici locali senza gara, ovvero che svolgono funzioni volte a soddisfare esigenze di interesse generale aventi carattere non industriale, né commerciale, ovvero che svolgono attività nei confronti della pubblica amministrazione a supporto di funzioni amministrative di natura pubblicistica. Divenuto efficace il dpcm e determinata la media, gli enti con una dotazione organica superiore del 20% non potranno effettuare assunzioni a qualsiasi titolo, si deve presumere finché la dotazione non scenda al di sotto della media, fermi restando i limiti assunzionali vigenti. Gli enti ancor meno virtuosi, con una dotazione superiore del 40% rispetto alla media dovranno applicare le misure di riduzione della dotazione organica fissate per le amministrazioni statali: riduzioni del 20% della dirigenza, 10% degli altri dipendenti con avvio delle procedure per la dichiarazione di esubero.Resta aperto il problema del corretto computo delle dotazioni. Non bisogna dimenticare che alcuni enti locali, in funzione di leggi statali e soprattutto regionali, hanno acquisito personale direttamente da tali enti, insieme con le funzioni loro trasferite per effetto delle leggi attuative del decentramento amministrativo disposto col dlgs 112/1998.In particolare, dei 56 mila circa dipendenti provinciali, circa 5–6 mila sono stati trasferiti nel 2000 con le funzioni del collocamento. Altri 3 mila circa sono stati trasferiti dalle regioni.In ogni caso, per le province il decreto sulla spending review stabilisce che nelle more dell’attuazione delle disposizioni di riduzione e razionalizzazione di tali enti, ad essi è vietato di effettuare assunzioni di personale a tempo indeterminato. Qualunque sia, dunque, il loro grado di virtuosità in tema di spesa di personale. Una vera e propria contraddizione in termini, visto che tale grado potrebbe essere uno degli elementi per stabilire quali province lasciare in piedi, con le loro funzioni.Curiosamente, il divieto di assunzioni per le province non si estende al personale a tempo determinato, anche se da questo momento in avanti sarà piuttosto difficile per le province, destinate allo svuotamento, reclutare personale anche flessibile.Quest’ultima norma rivela che le province sono, ormai, enti privi di una reale autonomia organizzativa ed operativa. C’è da sottolineare che nel decreto sulla spending review mancano analoghe norme, probabilmente invece necessarie, di divieto ad attivare progetti e contratti di carattere pluriennale.
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