Esuberi, in busta il 20% in meno

Marcello Serra 4 Luglio 2012
Modifica zoom
100%
C’era una volta, e c’è ancora, il ricorso alla mobilità per i dipendenti considerati in esubero nel settore privato. Con la «riforma Brunetta» (la legge 15 del 4 marzo 2009) questo strumento è stato introdotto anche nel pubblico impiego, arricchito con un aggettivo in più: «mobilità obbligatoria». Ma di che cosa si tratta? In pratica ogni ente pubblico e tutte le singole amministrazioni dichiarano i lavoratori in esubero, da collocare poi in mobilità obbligatoria per 24 mesi, a cui verrà riconosciuto per l’intero periodo l’80% dello stipendio. Al termine dei due anni, se il dipendente non è stato nel frattempo collocato presso un ufficio diverso (che ha bisogno di personale), viene licenziato.
Ad oggi, però, non si sa quante sono le amministrazioni che hanno utilizzato questo meccanismo e quanti sono i dipendenti pubblici finiti in mobilità obbligatoria. Al dipartimento della Funzione pubblica è ancora in corso il monitoraggio della situazione. In attesa che arrivino i risultati, il caso più significativo riguarderebbe la fusione tra Inps e Inpdap: un accorpamento che comporterebbe, stando alle prime stime, ad almeno 5 mila esuberi nella fascia dirigenziale. Tutti pronti per essere collocati in mobilità obbligatoria.
E di mobilità obbligatoria ha parlato proprio ieri anche il ministro della Pubblica amministrazione Filippo Patroni Griffi, come possibile meccanismo da utilizzare, nell’ambito della spending review «per gestire le eccedenze».

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento