Esuberi nella Pa centrale: si parte da 4.500 dipendenti

Incontro sindacale. Il ministro Patroni Griffi: «Nessun impatto traumatico»

Marcello Serra 14 Novembre 2012
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I dati non sono ancora definitivi visto che mancano all’appello le nuove dotazioni organiche della Farnesina, dei ministeri dell’Interno, della Giustizia e, soprattutto, dell’Inps dove si parla di circa 2.000 esuberi senza contare il taglio “sospeso” del 10% previsto dalla legge 148/2011 degli enti parco, la Croce Rossa e delle Forze Armate. Ma sulle 50 amministrazioni centrali scrutinate dalla Funzione Pubblica risulta al momento personale in sovrannumero per 4.515 unità: 487 dirigenti di prima e seconda fascia e 4.028 tra funzionari e semplici dipendenti. L’attuazione dell’articolo 2 del dl 95 (la spending review) sugli uffici di queste amministrazioni non produrrà «impatti traumatici» ha assicurato ieri il ministro della Pa e la semplificazione, Filippo Patroni Griffi, al termine dell’incontro informativo con i sindacati che prelude al varo dei decreti con le nuove dotazioni organiche ridotte di un decimo per il personale di base e di un quinto per i dirigenti. L’intervento produrrà risparmi, a regime, per 392 milioni annui complessivi, è stato per ora calcolato, ma il dato è destinato a crescere con il completamento della ricognizione. «Il nostro obiettivo non era rincorrere coloro che si auguravano licenziamenti di massa nel pubblico impiego, perché è uno dei settori portanti dello Stato ha spiegato Patroni Griffi e nello stesso tempo non abbiamo inseguito coloro che non avrebbero voluto fare nulla». Su questi numeri e quelli che seguiranno si apre ora il tavolo di confronto con i sindacati. Si tratterà di individuare quanti degli interessati hanno maturato i requisiti per la pensione o il prepensionamento, quanti manifesteranno la disponibilità alla mobilità volontaria; uno screening che dovrà essere chiuso entro il prossimo mese di giugno, data dopo la quale, se ci saranno ancora addetti in sovrannumero, potrà scattare la mobilità collettiva con i 24 mesi di stipendio ridotto. I sindacati restano per ora prudenti, anche se hanno annunciato che utilizzeranno tutti gli strumenti per «evitare i licenziamenti». E chiedono, oltre al confronto sulla spending review, l’apertura di un «tavolo vero» sui precari. Entro l’anno, hanno avvisato Cgil, Cisl e Uil, scadranno 400mila contratti, circa il 40% dei quali nella Pa. Un confronto è stato chiesto, infine, sulla norma contenuta nel Dl sanità che esclude i contratti a termine del comparto dal limite Ue dei 36 mesi.

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