Funzione pubblica dal futuro incerto

Dicasteri senza guida. Il caso di Palazzo Vidoni

Marcello Serra 28 Novembre 2011
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Alla Pubblica amministrazione, il ministero che fu di Renato Brunetta e che ora è orfano di ministro e per di più senza un punto di riferimento, confidavano in un segnale del Consiglio dei ministri di venerdì scorso. Pensavano che da lì sarebbe uscito il nome del ministro a cui affidare la delega della Funzione pubblica e dell’Innovazione, i due dipartimenti di Palazzo Vidoni. Così come è avvenuto per gli Affari regionali, dipartimento che venerdì è stato affidato a Piero Gnudi, già ministro del Turismo e dello sport. Invece, niente. E al ministero si interrogano sul futuro. Accantonata l’ipotesi di avere un ministro ad hoc – evenienza già verificatasi tra il 1992 e il 1993, durante il primo Governo Amato, quando la delega alla Funzione pubblica venne affidata a Maurizio Sacconi, allora sottosegretario al Tesoro – restano in piedi due strade: dare la delega a un viceministro o a un sottosegretario. Tutto è, dunque, rimandato alla nomina dei viceministri e dei sottosegretari, partita che si dovrebbe chiudere in questi giorni. Sembra invece che occorrano tempi più lunghi per il probabile avvicendamento alle presidenze delle commissioni parlamentari. Con il voto di fiducia al nuovo Governo, infatti, il Parlamento ha completamente modificato gli assetti e la Lega si è ritrovata all’opposizione. Il Carroccio ha nelle mani cinque presidenze di commissione: quattro alla Camera (Esteri, Bilancio, Ambiente e Attività produttive) e una al Senato (Politiche Ue). Si tratta, dunque, di commissioni di peso (si veda anche Il Sole 24 Ore del 14 novembre). Qualche giorno fa l’ex ministro dell’Interno, Roberto Maroni, si è detto possibilista sulla rinuncia del suo partito alle presidenze delle commissioni. E anche altri esponenti di peso del Carroccio hanno ribadito che essendo ormai la Lega all’opposizione, non c’è alcuna pregiudiziale a lasciare le poltrone. La partita, però, è più ampia, perché anche Massimo D’Alema, attuale presidente del Copasir (commissione per la sicurezza della Repubblica), ha detto di voler lasciare l’incarico, che, secondo la prassi, spetterebbe all’opposizione, mentre ora il Pd è nella maggioranza. Le pedine da muovere, insomma, sono più d’una.

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