Doveva essere una semplificazione, rischia di trasformarsi in un puzzle impazzito. Dove ogni Regione sceglie una strada diversa, finendo per complicare un Paese già complicato di suo. Ieri governo e Regioni hanno firmato l’accordo che doveva completare la distribuzione delle funzioni delle vecchie Province, quelle superate prima dell’estate con la legge Delrio che ne ha cancellato gli organi politici eletti dai cittadini. Ma di fatto è arrivato un altro rinvio. Saranno le stesse Regioni a decidere quali competenze tenere per sé, quali girare ai comuni e quali trasmettere alle nuove Province, che nasceranno con il cosiddetto voto di secondo livello, dove gli elettori non sono i cittadini ma i consiglieri comunali del territorio. Per farlo avranno tempo fino alla fine dell’anno e naturalmente potranno arrivare a conclusioni diverse a seconda dei casi. L’unica decisione già presa riguarda la tutela delle minoranze linguistiche, funzione che in base a un decreto messo a punto sempre ieri le nuove Province ereditano da quelle vecchie. Per il resto bisogna aspettare ancora, lasciando scoperte caselle importanti come il turismo, la cultura e lo sport. Era stata la stessa legge Delrio a dire che bisognava fare chiarezza in tempi brevi. Entro l’8 luglio Stato e Regioni avrebbero dovuto «individuare in modo puntuale le funzioni oggetto di riordino». Ma due mesi dopo quella scadenza, l’elenco puntuale ancora non c’è. E forse non ci sarà mai perché ogni Regione il riordino se lo farà in casa. In realtà quella di ieri è una scelta praticamente obbligata. Quasi tutte le funzioni da riassegnare erano già di competenza delle Regioni che però le avevano girate verso il basso, alle stesse Province o ai Comuni. Se si vogliono evitare ricorsi e contro ricorsi, devono essere i «proprietari» originari, cioè le Regioni, a decidere cosa fare. Resta il fatto che un percorso che molti immaginavano in discesa continua a rivelarsi pieno di curve. «Dopo questo accordo fondamentale dice il ministro per gli Affari regionali Maria Carmela Lanzetta può partire il processo di attuazione e insieme ai territori andremo avanti passo dopo passo». Secondo il presidente dell’Unione delle Province, Alessandro Pastacci, «ha finalmente preso forma una parte dell’attuazione» ma bisogna «salvaguardare i servizi che non devono entrare in un balletto di competenze».
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