“VENTI-DIECI” Il viceministro all’Economia, Vittorio Grilli, l’ha confermato ieri a Regioni, Province, Comuni. E poi alle parti sociali. La tanto attesa spending review degli statali si traduce in un taglio alle piante organiche: 20% in meno di dirigenti, 10% in meno di dipendenti. Da realizzare con decreti del Presidente del Consiglio da emanare entro il 31 ottobre e successivi «regolamenti di organizzazione» entro sei mesi dei relativi dicasteri. Taglio considerato lineare, brutale e contabile dai sindacati. Flessibile e mirato, garantisce il ministro della Funzione Pubblica, Filippo Patroni Griffi.
TRE FASI Archiviata la “fase uno”, con la scure già calata su Presidenza del Consiglio e ministero del Tesoro, avanza la “fase due” che toccherà le amministrazioni centrali e sarà contenuta nel decreto in arrivo, forse già venerdì. Quelle locali dovranno invece attendere ancora un po’, la “fase tre”. Risultato: esuberi di personale. Non in tutti i comparti, visto che in alcuni le piante organiche “teoriche” sono già di fatto superate dal blocco del turnover di questi anni. Sono cioè sovrabbondanti rispetto al personale in servizio, non reintegrato da concorsi bloccati via via che si pensionava. Con risparmi attesi nulli. Non a caso Patroni Griffi ha ricordato che prima di sfoltire, occorre «verificare le piante organiche e solo dopo sarà possibile selezionare e modulare l’intervento di riduzione». I tagli saranno poi “selettivi”: se si scende sotto la regola “venti-dieci” in alcuni comparti (si taglia meno), si salirà in altri, per bilanciare.
PREPENSIONAMENTO O MOBILITÀ Non ci sono numeri ufficiali, né si conosce l’obiettivo di risparmio. Sul punto, il governo tace con i sindacati e i rappresentanti di Anci e Regioni. Le indiscrezioni si rincorrono: si va da una forchetta di 10-30 mila uscite alla cifra monstre di 100 mila in tre anni. Le “eccedenze” saranno messe in disponibilità. In pratica, scatta la legge Brunetta.
Dopo un tentativo di ricollocamento presso altra amministrazione (la Funzione pubblica avvierà un monitoraggio dei posti vacanti, con elenco da mettere online), parte la mobilità biennale all’80% dello stipendio (base e dunque busta paga di fatto dimezzata).E poi il licenziamento. A meno che i “soprannumeri” non siano a due anni dalla pensione (secondo i nuovi criteri), periodo che il decreto allunga fino a 4 anni. Nel bacino dei fuoriusciti cadranno poi anche tutti coloro che maturano i requisiti per la pensione in base ai vecchi criteri (le “quote”) «entro il 31 dicembre 2014». Un prepensionamento di fatto, in deroga alla riforma Fornero, con la liquidazione erogata subito per chi ha maturato entro il 31 dicembre scorso, successiva se li ha raggiunti dopo (scatterà con i nuovi termini della Fornero).
Il testo, infine, trasforma la «previa consultazione» con i sindacati in «informazione, preventiva o successiva».
Statali, il numero maggiore in Lombardia
2,24% 0,35% Valle d’Aosta 6,87% 3,10% Liguria 8,63% Sicilia Piemonte 6,43% Toscana 3,24% Sardegna Trentino A.A. 12,57% Lombardia 1,53% Umbria 12,08% Lazio (Ragioneria generale dello Stato) al 31/12/2009 2,57% Friuli V.G.
6,97% Veneto 6,97% Emilia- Romagna Marche 2,57% 2,23% Abruzzo 0,63% Molise 6,60% Puglia 1,01% Basilicata 3,68% Calabria 9,45% Campania
Tutti i punti
Assunti meno 100% La Pubblica amministrazione dovrà ridurre del 20 per cento le sue assunzioni nel triennio dal 2012 al 2014, del 50% nel 2015, infine del 100% a decorrere dal 2016 Obbligo di ferie Gli statali non potranno più monetizzare ferie, riposi e i permessi non goduti. Lo stop varrà anche nel caso il lavoratore vada in mobilità, in pensione o si dimetta Frenata ai permessi A partire dal gennaio del 2013, i permessi di cui beneficiano gli statali saranno ridotti del 10%. Oggi, i sindacalisti ne beneficiano per partecipare alle trattative o a convegni
Busta paga ferma
Per due anni, dal primo gennaio 2013 e fino al 31 dicembre 2014, gli stipendi dei dipendenti delle società di Stato non supereranno quelli toccati nel 2011
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