Regali al bando.
Divieto di accettare collaborazioni dai privati. Obbligo di segnalare di essere membri di associazioni e, per i dirigenti, di essere in possesso di partecipazioni azionarie. Niente premi a chi viola la deontologia. Il codice di comportamento dei dipendenti pubblici è stato pubblicato ieri sera in Gazzetta Ufficiale, aggiungendo così un altro tassello alla normativa «anticorruzione», con la riforma che mette in soffitta il dpcm del 28 febbraio 2000 e i codici allegati ai contratti nazionali collettivi.
Ambito
Tra le maggiori novità del codice, l’estensione della sua applicazione che non si ferma ai soli lavoratori subordinati delle pubbliche amministrazioni. Infatti le disposizioni varranno per quanto compatibili, per tutti i collaboratori o consulenti, con qualsiasi tipologia di contratto o incarico e a qualsiasi titolo, per titolari di organi e di incarichi negli uffici di diretta collaborazione delle autorità politiche, e infine anche per collaboratori a qualsiasi titolo di imprese fornitrici di beni o servizi e che realizzano opere in favore dell’amministrazione. Di conseguenza, i contratti regolanti i rapporti con questi soggetti dovranno contenere apposite disposizioni o clausole di risoluzione o decadenza del rapporto in caso di violazione degli obblighi derivanti dal codice.
Limite ai regali
Il nuovo codice ribadisce il divieto di chiedere per sé o per altri, regali o altre utilità. Il divieto riguarda anche l’accettazione di regali, ammessa solo per quelli d’uso di modico valore, nell’ambito delle relazioni di cortesia. I regali o altre utilità di modico valore non possono superare orientativamente i 100 euro, ma i piani di prevenzione della corruzione possono modificare detto limite sia per ridurlo, sia per portarlo a un limite non superiore a 150 euro.
Collaborazioni
Allo scopo di scongiurare conflitti di interesse, si vieta ai dipendenti di accettare incarichi di collaborazione da soggetti privati che abbiano, o abbiano avuto nel biennio precedente, un interesse economico significativo in decisioni o attività inerenti all’ufficio di appartenenza.
Associazionismo
Sempre per contrastare il conflitto di interessi, i dipendenti debbono anche segnalare di essere membri di associazioni i cui ambiti di interessi siano coinvolti o possano interferire con lo svolgimento dell’attività dell’ufficio. Il datore di lavoro potrà valutare l’opportunità dell’appartenenza dei dipendenti a tali soggetti associativi. Il divieto non riguarda l’adesione a partiti politici o sindacati.
Niente incentivo a chi vìola il codice
Non rispettare le previsioni del codice di comportamento può costare caro: chi lo vìola non può aspirare ad avere incentivi individuali. Infatti, si prevede che la grave o reiterata violazione, debitamente accertata, delle regole contenute nel codice, esclude la corresponsione di qualsiasi forma di premialità comunque denominata, a favore del dipendente. Per la prima volta si innesta nell’ordinamento giuridico un collegamento diretto tra l’esclusione dalla produttività e i comportamenti. Si tratta di una sorta di responsabilità oggettiva: anche laddove il dipendente abbia espletato la propria attività in modo produttivo, ma in violazione delle regole di comportamento, rimane escluso da qualsiasi tipo di incentivazione.
Dirigenza
Il codice per la prima volta contiene una sezione specificamente dedicata ai dirigenti. Essi debbono dichiarare il possesso di partecipazioni azionarie o, comunque, di interessi anche del coniuge, in società o soggetti che abbiano frequenti relazioni con gli uffici da loro diretti. I dirigenti sono chiamati a porsi come esempio per il restante personale, e specifici loro obblighi sono garantire il benessere dei dipendenti e un’equa ed efficiente ripartizione dei carichi di lavoro, nella distribuzione delle responsabilità procedimentali.
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