La p.a. diventa una casa di vetro

Marcello Serra 13 Luglio 2013
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Rotazione dei dirigenti che operano nelle aree a rischio corruzione. Obbligo di astensione in caso di conflitto di interessi. Giro di vite sulle incompatibilità.
Tutela dei dipendenti che segnalano illeciti e casi sospetti di malaffare nella p.a. La strategia anticorruzione degli enti pubblici e delle amministrazioni locali non farà sconti a nessuno.
Arrivando persino a vietare ai dipendenti, che hanno esercitato poteri autoritativi o negoziali, di lavorare presso i privati (destinatari della loro attività) nei tre anni successivi alla fine del rapporto di lavoro con la p.a. L’operazione pulizia nella pubblica amministrazione prevista dalla legge n.
190/2012 entra nel vivo grazie alla firma da parte del ministro della funzione pubblica Gianpiero D’Alia della proposta di Piano nazionale anticorruzione.
Il piano, come prevede la legge, è stato trasmesso alla Civit (la Commissione indipendente per la valutazione e l’integrità delle amministrazioni pubbliche a cui la legge 190/2012 assegna il ruolo di Autorità nazionale anticorruzione) che ora dovrà approvarlo.
Si tratta di precetti immediatamente operativi salvo che per le regioni, gli enti locali e gli enti del Servizio sanitario nazionale che dovranno prima aspettare il via libera della Conferenza unificata.
Il Piano opererà su due livelli.
Uno nazionale, di competenza di palazzo Vidoni a cui spetterà la definizione degli obiettivi strategici e delle azioni di prevenzione (seminari, tutela dei whistleblowers, ossia i dipendenti che segnalano illeciti, sondaggi a campione tra i dipendenti sulla percezione del rischio corruzione).
E l’altro a livello locale che si tradurrà nella predisposizione da parte di ciascun ente del Piano triennale di prevenzione della corruzione (Ptpc).
Il Ptpc dovrà essere elaborato dal responsabile della prevenzione della corruzione che negli enti locali è individuato nel segretario, salva diversa decisione da parte del sindaco.
La mancata predisposizione del Ptpc farà scattare la responsabilità dirigenziale a carico del segretario.
Questi risponderà tutte le volte in cui all’interno dell’amministrazione si verifichi un reato di corruzione accertato con sentenza definitiva, a meno che non dimostri di aver osservato tutte le prescrizioni di legge.
Come detto, la strategia di prevenzione a livello decentrato sarà molto restrittiva.
Il conferimento di incarichi dirigenziali dovrà essere passato al setaccio per individuare eventuali cause ostative o incompatibilità con cariche in enti di diritto privato.
E per garantire il più possibile l’indipendenza e imparzialità dei dirigenti pubblici, si fa divieto di lavorare per tre anni con soggetti privati che siano stati destinatari della loro attività quando lavoravano nella pubblica amministrazione.
Grande importanza andrà data alla trasparenza.
I siti web istituzionali delle amministrazioni dovranno essere uno specchio fedele della realtà.
E si dovrà assicurare una capillare attuazione al codice di comportamento dei dipendenti pubblici, recentemente entrato in vigore con la pubblicazione in Gazzetta (si veda ItaliaOggi del 5/6/2013), che introduce una sorta di galateo per i dipendenti pubblici.
Gli statali non potranno accettare regali (tranne quelli di modico valore), non potranno accettare collaborazioni dai privati e dovranno segnalare la partecipazione ad associazioni o, per i dirigenti, il possesso di partecipazioni azionarie.Spazio anche alla formazione che opererà anche questa su un duplice livello.
Il primo, più generale, rivolto a tutti i dipendenti sui temi dell’etica e dell’integrità.
E il secondo a livello specifico rivolto ai responsabili della prevenzione e ai dirigenti e funzionari delle aree a rischio.
Quanto fatto dagli enti a livello locale sul fronte della prevenzione della corruzione dovrà essere comunicato alla Funzione pubblica utilizzando modelli standardizzati secondo istruzioni che saranno pubblicate sul sito di palazzo Vidoni (www.funzionepubblica.it).
Il ministero elaborerà i dati ricevuti dalle p.a. e realizzerà un report riepilogativo per ciascuna tipologia di enti (amministrazioni centrali, regioni, enti locali, partecipate).

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